Squillo
Viterbo – (sil.co.) – Centro messaggi cinese a luci rosse, testimonia un cliente ventenne delle squillo orientali che nel 2016 ha speso 60 euro per regalarsi una serata trasgressiva nel cuore del quartiere di Villanova.
E’ il processo a una cinese di 40 anni, Z.F., imputata di esercizio di una casa di prostituzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, ripreso ieri davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini. La quarantenne è difesa dall’avocato Piero Lorusso del foro di Roma, ieri sostituto dal collega Emilio Lopoi del foro di Viterbo.
I carabinieri hanno messo i sigilli a luglio 2017 al “centro benessere”, situato al civico 138 di via Garbini, specializzato in massaggi orientali e prestazioni aggiuntive all’occorrenza. Le indagini avevano preso il via a settembre 2016.
La facciata era quella di un centro benessere con musica new age e massaggi rilassanti, la pubblicità invece lasciava presupporre qualcosa di più piccante.
Prima del blitz, gli investigatori si sono a lungo appostati all’esterno della sospetta “casa dell’amore”, interrogando anche diversi clienti delle prostitute, tra i quali il ventenne citato ieri dalla pm Paola Conti, che, non senza imbarazzo, è dovuto entrare nel merito della serata trasgressiva trascorsa il 20 settembre 2016 al centro massaggi di via Garbini.
“Avevo preso appuntamento alle otto di sera. All’ingresso sono stato accolto da una ragazza cinese cui ho dato contanti 40 euro per un normale massaggio. Poi, dopo il massaggio, c’è stato altro e ho dato alla massaggiatrice, anche lei cinese, altri 20 euro in contanti per la prestazione extra”, ha spiegato.
In totale sessanta euro. Poi è dovuto entrare nei dettagli più piccanti, come richiede l’istruttoria di un processo penale per la formazione della prova: “Ho avuto un’erezione”, “Il servizio è stato una masturbazione”, “E’ andata a buon fine”, “No, la ragazza non portava guanti, ha proceduto a mani nude”, “Non era nuda, era vestita”, “Indossava un abitino da sera”.
Più facili le risposte alle domande su come sia arrivato al centro massaggi hot: “Mi aveva incuriosito l’insegna”, “Per telefono, ho prenotato un normale massaggio”, “Immaginavo il resto, lo davo per scontato”, “Si capiva che facevano altro” e via dicendo.
Una sola serata trasgressiva, a detta del giovanissimo testimone. “A luglio avevo preso informazioni, a settembre sono andato con un amico. Ma è stata l’unica volta”, ha concluso, dicendo di non avere visto altri “avventori” e che oggi non saprebbe riconoscere la ragazza cinese che a suo tempo aveva identificato sul book fotografico dei carabinieri.
Sarebbero dovuti venire anche altri clienti, ma come nell’udienza dello scorso 7 ottobre, per un motivo o per l’altro, si sono sottratti. Saranno nuovamente citati per il 7 luglio. E se non verranno spontaneamente, saranno i carabinieri a prelevarli a casa.
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