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Tribunale - Lo ricorda il legale dei tre figli della vittima - Fu fatto schizzare lontano dal letto a forza di botte - Imputata una sessantenne

“Anziana picchiata a sangue dalla badante ubriaca, le fece saltare perfino un dente”

di Silvana Cortignani
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Carabinieri e 118

Carabinieri e 118


Monterosi – E’ ripartito da zero il processo alla badante accusata di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate per avere massacrato di botte un’anziana di Monterosi. 

E’ il processo interrotto a un passo dalla sentenza, lo scorso 27 settembre, dopo che l’accusa aveva chiesto una condanna a 4 anni e mezzo di carcere, a causa di un difetto di notifica all’imputata, relativo all’aggravante contestata alla donna, M.T., una 63enne d’origine romena, a causa del dimostrato protrarsi della prognosi oltre i 40 giorni inzialmente previsti e della compromissione della masticazione, avendole anche fatto saltare un dente. 

La poveretta fu trovata dai carabinieri e dai soccorritori del 118 nel suo letto completamente inzuppato di sangue. All’arrivo della figlia, la prima a giungere sul posto, dopo l’allarme dei vicini, la badante stava prendendo la madre per il collo. 

Il difetto di notifica, per cui la sentenza slitterà di sei mesi, è stata fissata per il prossimo 18 marzo, è stato scoperto soltanto tre mesi fa dal giudice Elisabetta Massini durante la camera di consiglio, a distanza di oltre sei anni dalla sera del primo luglio 2015 quando l’imputata, completamente ubriaca, ha picchiato selvaggiamente nella sua abitazione un’88enne affetta da demenza senile, che le era stata affidata dai familiari.

Giovedì 16 dicembre si è tornati in aula, per riascoltare il professor Massimo Lancia perito della procura e il dottor Antonio Maria Lanzetti per gli eredi, i tre figli della vittima, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fausto Barili.


Antonio Maria Lanzetti

Antonio Maria Lanzetti


“La badante le fece saltare perfino un dente”, ricorda l’avvocato di parte civile Barili. “Lancia e Lanzetti – prosegue il legale della famiglia, hanno riferito sulla durata della malattia e sull’entità delle lesioni, che a distanza di otto giorni, secondo la diagnosi prognostica del perito della procura, sarebbero state guaribili in soli 20 giorni, mentre ci sono voluti almeno 50 giorni, come confermato dal consulente di parte Lanzetti, in base al ricovero in Rsa dopo 49 giorni quando il medico della struttura che visitò all’ingresso l’anziana certificò la presenza di una vasta zona ecchimotica ancora sul volto”. 

La badante, sotto gli effetti dell’alcol, si sarebbe accanita contro l’anziana – minuta di corporatura e mite di carattere – solo perché la donna, affetta da varie patologie legate alla vecchiaia, le avrebbe disturbato il sonno, continuando a lamentarsi. Prima le avrebbe intimato di stare zitta, poi gli schiaffi e le botte. Accanto al letto c’era una confezione di vino in cartone e in casa furono sequestrate anche diverse bottiglie di superalcolici. 

A settembre era stato sentito il medico della casa di riposo di Bassano Romano dove l’anziana fu ricoverata dopo un mese all’Andosilla.

Il dottore della struttura, dove l’ottuagenaria fu ricoverata il 19 agosto 2015, ha detto che la vittima portava ancora i segni della feroce aggressione: “Dopo un mese dalle percosse, aveva ancora lividi al volto, al collo, al torace, alle mani, agli avambracci… un caso unico nella mia vita professionale”.

Tra i tanti particolari agghiaccianti emersi nel corso della precedente istruttoria, uno su tutti resterà per sempre nella memoria dei familiari: nella camera, oltre al sangue in quantità industriale, gli investigatori repertarono anche un dente, fatto schizzare lontano dal letto a suon di botte.

La badante fu arrestata in flagrante per tentato omicidio. Poi l’accusa fu riqualificata in maltrattamenti in famiglia aggravati e lesioni. Infine, il 23 aprile 2018, le lesioni diventarono aggravate al momento del rinvio a giudizio.

“Il letto della vittima era inzuppato di sangue. Al nostro arrivo il personale del 118 stava già caricando l’anziana sull’ambulanza. La poveretta grondava sangue dappertutto, era piena di lividi ed era completamente tumefatta sul petto”, ha raccontato in aula nel 2019 il maresciallo Mario Della Corte, comandante della stazione carabinieri di Monterosi.

Il 18 marzo saranno riascoltati un ultimo testimone dell’accusa e i figli della vittima nonché sentita la versione dell’imputata, se lo vorrà, dopo di che, salvo ulteriori imprevisti, si procederà con la discussione e la sentenza. 

Silvana Cortignani


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18 dicembre, 2021

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