Gli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina
Firenze – (sil.co.) – Era accusato di avere preso parte al progetto di rapimento di un bambino assieme a un imprenditore che voleva vendicarsi di un direttore di banca, maresciallo dell’aeronautica assolto con formula piena in appello. In primo grado era stato assolto per “desistenza volontaria”. Parlano i difensori Fausto Barili e Carlo Taormina: “Dopo quasi otto anni è stata fatta completamente giustizia”.
E’ il maresciallo dell’aeronautica quarantenne di Valentano accusato di aver orchestrato con un complice fiorentino un tentato sequestro di minore a scopo di estorsione che avrebbe dovuto fruttare due milioni di euro.
A distanza di oltre sette anni da quando fu arrestato e sospeso dal lavoro, e di quattro anni dall’assoluzione in primo grado ma non con formula piena, ha ottenuto in appello l’agognata assoluzione “perché il fatto non sussiste”.
L’imputato, Antonfranco Carraro, difeso dagli avvocati Carlo Taormina e Fausto Barili, è comparso martedì 16 marzo davanti alla corte d’appello di Firenze ottenendo l’assoluzione con la formula più ampia.
Il 9 novembre 2916 era stato assolto con la formula della cosiddetta “desistenza volontaria”, contro la quale hanno fatto ricorso i legali, chiedendo e ottenendo la formula piena.
“Il collegio di primo grado, condannando a otto anni e mezzo il coimputato, un imprenditore fiorentino, riconobbe al nostro assistito – spiegano Barili e Taormina – di avere desistito dal proposito criminoso, non prestando acquiescenza rispetto alla disponibilità di utilizzare la propria autovettura. In realtà noi abbiamo sempre sostenuto che Carraro fosse invece proprio estraneo da qualsiasi tipo di consapevolezza”.
Il coinvolgimento nella vicenda gli è costato anche l’arresto, disposto il 1 ottobre 2013 dalla Dda di Roma, per la gravità del reato che coinvolgeva un minore, e la contestuale sospensione dal lavoro. Arresto convalidato dal gip della capitale, a differenza di quello della presunta mente, rimesso invece libertà dal gip di Firenze. Fatto sta che per dimostrare la sua piena innocenza sono dovuti passare quasi otto anni.
Il viterbese è riuscito a dimostrare di essere stato totalmente estraneo al proposito di sequestrare il figlio undicenne del bancario che, con un investimento sbagliato, avrebbe fatto fallire l’imprenditore, provocandogli una perdita di circa 700mila euro.
“Abbiamo sempre sostenuto che vi fossero molteplici elementi perché fosse del tutto estraneo da qualsivoglia consapevolezza di quello che si sarebbe dovuto compiere e comunque non si è mai compiuto, nella fattispecie il sequestro di questo bambino. Abbiamo fatto leva su questi profili, su questi elementi perché la corte d’appello pronunciasse sentenza assolutoria perché il fatto non sussiste. Adesso per Carraro l’incubo è finito e può cominciare davvero una nuova vita”.
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