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Europei di calcio - Festeggiamenti in piazza, bandiere e tanti giovani - Domenica prossima l'ultima partita degli Europei, poi tutti al mare - FOTO E VIDEO
Viterbo – L’Italia è in finale, le piazze esplodono, la gente sfida il Covid e vince la paura. Anche a Viterbo. Da un’epoca all’altra della stessa storia, segnata per tutti dal dramma della pandemia e da una vaccinazione di massa senza precedenti. Come nell’82, sempre a luglio, quando l’Italia di Bearzot in finale contro la Germania, e le persone tornate in piazza per la prima volta con il tricolore chiusero per sempre i conti con gli anni di piombo e il lungo ’68.
Viterbo – I festeggiamenti al Sacrario dopo la seminale degli Europei
Ieri a Viterbo, dopo che l’Italia ha battuto la Spagna, a Wembley, in Inghilterra, dove tornerà per la finale di domenica prossima, al Sacrario è scoppiato il delirio. Come non si vedeva almeno da un anno mezzo, e comunque sia, molto più pacato dei festeggiamenti per gli europei, poi persi proprio con la Spagna, nel 2012. Quando al Sacrario la piazza si riempì completamente d’acqua. Domenica prossima la finale, 11 luglio. Come nel 1982. Questa volta a Wembley, col rischio di trovare l’Inghilterra.
Tantissime le persone tra piazza del comune, dei caduti e via Marconi. Sopratutto giovani, una marea, che si mischiavano tra loro, con ragazzi e ragazze che venivano giù dai quartieri accanto, San Faustino e le vie del Corso, a riempire gli slarghi di fronte alla fontana dei paracadutisti e il boulevard che porta al teatro. Una tribù pacifica che dopo la maturità e la scuola, aspetta l’estate e il mare.
Viterbo – I festeggiamenti al Sacrario dopo la seminale degli Europei
“Bonucci orgoglio etrusco”, uno degli striscioni. “Dio caro”, un altro. In tutto, tre-quattr’ore di bolgia, qualche macchina scombussolata, con la complicità dell’autista, ogni tanto qualche fumogeno e un camion col cassone pieno di gente che a un certo punto ha preso la via per valle Faul. Ieri sera la gente ha sfidato il Covid e ha battuto innanzitutto la paura. Nel segno della Nazionale. Come nell’82 e nel 2006. A rivederci in piazza.