L’auto rubata usata dai banditi
Vetralla – (sil.co.) – Rapina da oltre un milione di euro a portavalori, riprenderà il 15 settembre con un’udienza fiume il processo alla guardia giurata considerata la mente e il basista dell’assalto messo a segno da sette banditi il primo febbraio 2016 in corrispondenza dello svincolo per Vetralla della superstrada Orte-Civitavecchia.
Davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini sfileranno bel dieci testimoni dell’accusa.
Imputato l’ex guardia giurata Fabio Aglioti, 50enne, di Civitavecchia, finito ai domiciliari lo scorso mese di dicembre, a distanza di a distanza di quasi cinque anni dalla rapina, quando, grazie al Dna rilevato sull’auto rubata usata dai banditi e abbandonata dopo la fuga, è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare assieme a un altro dei presunti complici, il pregiudicato campano Salvatore Centro, 52 anni, di San Giuseppe Vesuviano, detenuto a Mammagialla.
Parte civile una delle due guardie giurate che si trovavano sul furgone, un 66enne viterbese assistito dall’avvocato Roberto Alabiso, mentre l’altra guardia giurata che era a bordo, M.P., sarebbe stato uno dei complici.
Il finto ordigno esplosivo
Il furgone blindato della sede operativa di Viterbo della Securpol, diretto a Fiumicino, è stato affiancato e bloccato da tre banditi travisati a bordo di una Bmw station wagon di colore nero mentre era in procinto di imboccare la rampa di uscita dalla superstrada SS 675.
Uno degli autisti è stato fatto inginocchiare nei pressi del mezzo, l’altro ha dovuto disattivare i sistemi di difesa passiva e ad aprire la cassaforte.
Il 23 giugno sono stati sentiti due carabinieri e un ispettore della polizia penitenziaria di Mammagialla, il cui apporto si è rivelato decisivo per dare una svolta alle indagini. Decisive le intercettazioni in carcere, disposte nell’ambito di un altro procedimento penale, grazie alle quali gli agenti si sono resi conto dei contatti che riuscivano ad avere, attraverso un telefono introdotto nella casa circondariale, Salvatore Centro e altri detenuti, che parlavano proprio di questa rapina, riuscendo a risalire all’identità del pregiudicato e della guardia giurata.
Due dei tre malviventi sulla Bmw erano Centro e Aglioti che, secondo l’accusa, “mediante la minaccia di far esplodere un ordigno apparentemente esplosivo e mediante l’utilizzo di un fucile a pompa calibro 12 con matricola abrasa e canna e calcio mozzati e una pistola semiautomatica calibro 7,65 parabellum, costringevano le guardie giurate ad aprire il portavalori, disarmandoli delle pistole semiautomatiche in dotazione e impossessandosi della somma in contanti di 1.034. 550 euro e di diversi assegni”.
Sul posto è intervenuta una squadra di artificieri dell’arma, accertando che il congegno elettronico, aventi le medesime caratteristiche di un ordigno esplosivo radiocomandato, collocato sul parabrezza del furgone blindato, era finto.
I militari del nucleo investigativo hanno invece rivenuto e sequestrato, in una zona rurale, distante pochi chilometri dal luogo della rapina, la Bmw utilizzata dai rapinatori, risultata rubata nel precedente mese di dicembre a Pomezia. I rilievi avrebbero permesso di rinvenire a bordo tracce biologiche rivelatesi preziose per chiudere il cerchio attorno ai banditi tramite il confronto del Dna.
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