Il portavalori assaltato sulla superstrada
Viterbo – (sil.co.) – Rapina da oltre un milione di euro al furgone portavalori della Securpol assaltato all’uscita Cinelli della superstrada il primo febbraio 2016, il colpo sarebbe stato messo a segno dagli stessi banditi che il 29 aprile 2015 a Tortora, in Calabria, hanno finto un posto di blocco travestendosi da poliziotti.
Ne ha parlato Michele Potenzi, l’ex guardia giurata che ha patteggiato, durante l’udienza di mercoledì del processo all’ex collega vigilante Fabio Aglioti. Quest’ultimo, secondo il pm Stefano D’Arma, mente e basista della rapina, che sarebbe stata pianificata assieme al rapinatore professionista d’origine partenopea Salvatore Centro, detenuto a Mammagialla, e portata a termine con alcuni complici anche loro del Napoletano.
“Una volta Aglioti mi ha proposto una rapina al camion blindato sulla tratta Roma Fiumicino-Napoli-Catanzaro-Canicattì. D’estate passava vicino a Cosenza, sulla litoranea, per i lavori in autostrada. Poi la rapina c’è stata davvero, con i finti poliziotti, la finta bomba, il suv con cui hanno aperto i portelloni posteriori”, ha detto il super testimone Potenzi.
Tra i due uno scambio di accuse reciproche. Aglioti ha parlato di una vendetta nei suoi confronti da parte di Potenzi: “Voleva farmela pagare per gelosia, perché diceva che ci avevo provato con sua moglie”. Potenzi, a sua volta, ha detto di essere stato messo in mezzo dall’imputato e di aver saputo del progetto di rapina al portavalori durante un pranzo, cui ha preso parte anche Salvatore “Salvo” Centro, cui Aglioti lo aveva invitato.
Ma c’è di più. Potenzi ha fatto riferimento a due rapine in cui, secondo lui, sarebbe stato coinvolto, o delle quali sarebbe stato quanto meno a conoscenza, l’imputato: la rapina al portavalori messa segno la notte del 29 aprile 2015 a Tortora, in Calabria, dove i banditi hanno finto un posto di blocco travestendosi da poliziotti, e la rapina da due milioni di euro a una banca cinese con sede in un appartamento di piazza Vittorio a Roma.
La bomba (finta) utilizzata per il colpo al portavalori
Il bottino dell’assalto al portavalori Securpol a Tortora, in provincia di Cosenza, sarebbe stato di oltre 700mila euro. In azione tre banditi vestiti da poliziotti della stradale che hanno allestito un finto un posto di blocco all’altezza di Tortora, sulla statale 18 Tirreno Cosentino.
I malviventi hanno spaventato le due guardie giurate appoggiando un ordigno composto da candelotti di dinamite sui portelloni del furgone. Per rendere più credibile la cosa hanno mostrato anche un piccolo telecomando che avrebbe azionato a distanza l’esplosivo.
Ma i candelotti, si è scoperto successivamente, erano falsi: ricavati da un manico di scopa tagliato in sei pezzi. Hanno sfondato quindi i portelloni, utilizzando un cavo d’acciaio agganciato ad un potente suv, portando via circa 700mila euro tra lingotti d’oro e gioielli.
“A fine dicembre 2015, Aglioti mi ha invitato a pranzo e al ristorante c’erano anche Salvatore Centro e altri due soggetti. Si parlò della rapina poi attuata a Viterbo e Salvatore mi diede indicazioni, dicendo cosa dovevo fare, cioè che dovevo stare calmo e non dovevo reagire, ché sarebbe andato tutto bene”, ha spiegato.
“Non ho denunciato perché mi sono sentito messo in mezzo, ho avuto paura, ero terrorizzato. Ho assecondato Aglioti perché ne avevo timore, una volta mi ha detto di avere ucciso un uomo”, ha risposto al pubblico ministero Stefano d’Arma.
Il processo riprenderà il prossimo 15 dicembre.
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