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Tribunale - La testimonianza del vicino - Ovunque per le scale tracce di sangue della donna in fuga

Tentato femminicidio a coltellate, la vittima ai soccorritori: “Stavolta mi ha ucciso”

di Silvana Cortignani
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Violenza

Violenza domestica


Capranica – “Oggi mi ha uccisa”. Era già successo. Ma stavolta Caterina, la versione italiana del suo nome polacco, era convinta davvero di stare per morire. Viva per miracolo. Scappata di casa, madida di sangue, il giorno che si era decisa a fuggire dal compagno.

Vicino alla porta i soccorritori hanno trovato la sua valigia. Secondo la ricostruzione dell’accusa, pm Chiara Capezzuto, lei voleva lasciarlo, lui non voleva. Per questo le avrebbe inferto cinque ferite da arma da taglio alla schiena e al torace. Cinque anni prima, si è scoperto, l’uomo era stato già segnalato per lesioni personali in ambito familiare.

Lei è la 53enne d’origine polacca vittima lo scorso 29 gennaio a Capranica di un tentativo di femminicidio. A raccontare in aula le prime frasi pronunciate dalla donna, accoltellata dal compagno e scappata per le scale sanguinante per sfuggire ai fendenti, è stato il vicino di casa che per primo l’ha soccorsa.

“Uno così deve stare in galera”, avrebbe detto la donna al testimone, un trentenne, che ha sentito il litigio e le grida d’aiuto della donna.


Carabinieri e 118

Sul posto carabinieri e 118


In carcere da 11 mesi l’imputato

E’ entrato nel vivo così, ieri, il processo a Alberto Aniello, il 58enne tuttora recluso nel carcere di Mammagialla, imputato di tentato omicidio davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini. Difeso dagli avvocati Amedeo Centrone e Federica Ambrogi, era presente in aula, dove è giunto scortato dalla polizia penitenziaria.

Non era presente invece la vittima, parte civile con l’avvocato Ernestina Portelli. La donna, tornata nel frattempo in Polonia, sarà ascoltata il prossimo 16 febbraio. Lo scorso 13 ottobre, quando l’udienza è stata rinviata, era venuta ancora zoppicante e con le stampelle a causa delle gravi lesioni riportate. 


Grida disperate: “Aiuto, mi uccide”

Sangue ovunque lungo le tre rampe di scale percorse da Caterina per scappare dall’appartamento al primo piano del civico 10 di via Largo delle Fornaci, a Capranica. Erano circa le 14,30, primissimo pomeriggio dell’ultimo venerdì di gennaio, quando è scattato l’allarme, lanciato dal vicino che, abitando nell’appartamento di fronte, ha visto la donna scappare dallo spioncino, dopo averla sentita urlare “Aiuto, aiuto, mi uccide”.


Il vicino: “Era sicura al cento per cento di morire”

“Si teneva la maglietta stretta, le sono corso appresso e l’ho raggiunta al portone. Più scendevo le scale e più sangue trovavo sui gradini. Quando mi ha visto mi si è buttata addosso, dicendo ‘oggi mi ha uccisa’. L’ho adagiata per terra, ho chiamato i soccorsi, ho preso un asciugamano per tamponare il sangue che perdeva copiosamente, diceva che sentiva tanto dolore alla schiena ma non l’ho girata”.

Non era la prima volta. Caterina avrebbe fatto intendere chiaramente al vicino di essere stata già aggredita in passato dal compagno. “Chiedeva della sorella, era sicura al cento per cento di morire, ha detto che l’ha accoltellata perché lo stava lasciando, che i parenti le avevano detto di andare via, che stavolta l’aveva uccisa”. 


Il sostituto procuratore Chiara Capezzuto

Il sostituto procuratore Chiara Capezzuto


Nel 2016 una segnalazione per lesioni in famiglia

La coppia era venuta a vivere in quell’appartamento nell’estate del 2019, due anni prima. Nel passato del 58enne un precedente. “Facendo delle ricerche abbiamo scoperto che nel 2016 c’era stata una segnalazione ai carabinieri di Roma San Basilio per lesioni personali in ambito familiare”, ha rivelato il comandante della stazione di Oriolo Romano, accorso coi suoi uomini in supporto del militare della stazione di Capranica, intervenuto per primo sulla scena del crimine.


“Era sdraiato sul divano vestito come per uscire”

I carabinieri non sapevano cosa avrebbero trovato nell’appartamentino di circa 50 metri quadri, composto da un salone con angolo cottura, bagno e camera da letto. Saputo che il 58enne era ancora sopra, hanno fatto accesso con tutte le accortezze del caso.

“Era sdraiato sul divano in stato confusionale, vestito come se stesse per uscire, aveva le scarpe, il cappello, gli occhiali, la sciarpa. Ci ha detto che c’era stata una lite e che aveva delle ferite, ma non le abbiamo viste, abbiamo visto solo un piccolo buco sulla maglietta che indossava sotto la felpa”, hanno detto i militari. 


Per terra un coltello lungo 15 centimetri

L’appartamento sarebbe stato perfettamente in ordine. E in casa, a differenza delle scale, non c’erano tracce ematiche, se non sui coltelli.

“Per terra, di fronte al lavello, a circa un metro dalla porta d’ingresso, c’era una lama di un coltello in ceramica lunga circa 15 centimetri sporca di sangue, mentre il manico era nel lavello, sporco anch’esso di sangue”,  hanno detto i carabinieri descrivendo lo stato dell’abitazione. La probabile arma del delitto.

“Nel lavandino – hanno proseguito – oltre al manico del coltello trovato a terra spezzato, c’erano altri cinque coltelli, di varie dimensioni, tutti dello stesso ceppo di legno che stava sulla colonna frigo, con delle tracce di sangue, in particolare il più piccolo, ma non di colore rosso acceso. Come se fosse stato fatto un tentativo di lavaggio o si fossero sporcati col sangue del manico”.

Silvana Cortignani


Articoli: Tentato femminicidio, la vittima in aula zoppicante e con le stampelle –  Aggredisce la compagna a coltellate, a processo per tentato omicidio – Lite in famiglia finita a coltellate, in carcere per tentato omicidio il marito – Coltellate dopo una lite in famiglia, arrestato per tentato omicidio il compagno – Lite in famiglia finisce a coltellate, gravissima la donna


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23 dicembre, 2021

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