Tarquinia – Omicidio delle Saline: dopo aver ucciso il professor Dario Angeletti, Claudio Cesaris è andato a fare la spesa. “Era un consumatore di formaggi – racconta la negoziante alla trasmissione Quarto Grado -. Usava tantissimo la fontina. L’ultima volta è venuto martedì (7 dicembre, giorno del delitto, ndr) alle 16,20. Era normale, non ho pensato niente di che. Non ho notato nulla di diverso”.
Claudio Cesaris
Alla commerciante di San Martino al Cimino, dove Cesaris viveva in affitto, l’ex tecnico universitario di 68 anni appare dunque tranquillo. Eppure, come lui stesso ha ammesso, poco più di tre ore prima nel parcheggio delle Saline di Tarquinia ha ucciso Angeletti, biologo e docente Unitus 53enne. “È stato un gesto di follia – dice al gip durante l’interrogatorio di garanzia -. Una cosa improvvisa. Non ho premeditato niente”.
Il movente dell’omicidio sarebbe l’ossessione del pensionato per un zoologa e ricercatrice di 39 anni conosciuta all’università di Pavia dove lavorava. La donna si è poi trasferita nel Viterbese, dove è diventata collega di Angeletti all’Unitus. Con la donna Cesaris avrebbe avuto una relazione, a suo dire conclusa dopo quattro anni, in seguito alla separazione dalla moglie. “Tempo fa – ricostruisce la figlia del 68enne a Quarto Grado – mio padre aveva avuto una storia con questa donna. È molto riservato e da quando si è lasciato con mamma non ho saputo molto della sua vita privata, ma dopo la separazione ha preso una casa a Pavia. Da sempre amava mare, montagna, laghi. Mi mandava delle foto e i paesaggi che mi faceva vedere erano bellissimi”.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti, che si basa sulle immagini delle telecamere di sorveglianza, il 7 dicembre Cesaris arriva nel parcheggio delle Saline alle 8,57 e si avvia verso l’oasi. “Ero lì per scattare delle foto – risponde al gip durante l’interrogatorio -. Sono un appassionato di ornitologia e come faccio spesso ero uscito per una escursione”. Ma la strada che porta alla riserva è la stessa che conduce al dipartimento di scienze ecologiche e biologiche dove la ricercatrice e Angeletti lavoravano insieme.
Dario Angeletti
Alle 10,46 il pensionato è di nuovo al parcheggio. Poi torna indietro. Alle 12 sposta l’auto all’ombra dei pini e va ancora verso l’area protetta. “A un paio di chilometri dal parcheggio – ricostruisce -, mentre passeggiavo lungo la strada, ho avuto un malore: un calo glicemico e ho iniziato a barcollare. Ho fermato la prima macchina che ho visto e ho chiesto aiuto e di essere portato al parcheggio dove c’era la mia vettura affinché potessi bere la Coca cola che avevo in auto”.
La sua versione dell’incontro con il professore: “Mi ha fatto salire e sedere sui sedili posteriori. Non lo conoscevo, era la prima volta che lo vedevo. Abbiamo incominciato a conversare: io ho detto che venivo da Pavia e che lavoravo in università, lui che conosceva la ricercatrice perché erano nello stesso dipartimento. Ma ha parlato di lei in termini offensivi e io non ho capito più nulla: ho preso la pistola e ho sparato”.
La Volvo V40 di Angeletti entra nel parcheggio alle 13,01. Ventisei secondi dopo, la telecamera la immortala mentre sbanda: la macchina è senza controllo ma Cesaris riesce a fermarla, presumibilmente tirando il freno a mano. “Gli ho sparato mentre guidava – continua -. Poi sono sceso, ho ripreso la mia auto e ho iniziato a girovagare senza sapere dove andare fino a perdere l’orientamento. Non sapevo che la pistola fosse carica, non ricordo quanti colpi ho sparato”. Per il medico legale che ha eseguito l’autopsia sono stati due, entrambi appena dietro l’orecchio destro e a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro.
Tarquinia – Il luogo del delitto alle Saline
Il 68enne dice di aver usato un’arma, trovata – come rivelato da Quarto Grado – in casa di uno zio militare, che avrebbe voluto buttare in mare e di cui si è liberato dopo l’omicidio ancora sotto shock. “Ho gettato la pistola, ma non ricordo dove”. I carabinieri, che indagano con il coordinamento della procura di Civitavecchia, la starebbero ancora cercando. Utili, anche il tal senso, potrebbero essere i risultati che emergeranno dall’analisi del telefono Samsung sequestrato al pensionato insieme al suo computer.
I dispositivi informatici gli investigatori li hanno trovati durante la perquisizione, avvenuta poche ore dopo il delitto, nel suo appartamento, da cui avrebbero portato via anche due jeans e una camicia. Il pensionato viveva al civico 112 di via Luigi Cadorna a San Martino al Cimino, a poche centinaia di metri da dove abitava la ricercatrice di cui era ossessionata a tal punto da seguirla prima dall’hinterland milanese e poi ad arrivare uccidere un uomo la cui unica “colpa” è stata quella di lavorare insieme alla donna e diventargli amico.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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