Viterbo – Assalto al furgone portavalori, al via il processo col giudizio immediato a uno dei due rapinatori arrestati grazie al Dna lo scorso 11 dicembre, a distanza di quattro anni dal colpo da oltre un milione di euro messo a segno il primo febbraio 2016 in corrispondenza dello svincolo per Vetralla (località Cinelli) della superstrada Orte-Civitavecchia.
Tuttora agli arresti domiciliari, l’imputato è l’ex guardia giurata Fabio Aglioti, 50enne, di Civitavecchia. L’altro arrestato è un pregiudicato campano detenuto a Mammagialla, mentre un’altra guardia giurata è tra i cinque indagati a piede libero, quattro dei quali pregiudicati.
La Bmw rubata usata dai banditi
Gli arrestati, secondo le conclusioni dei pm Stefano D’Arma e Massimiliano Siddi, oltre ad essere gli esecutori materiali della rapina a mano armata, sarebbero stati anche le menti della banda.
E’ stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare a Mammagialla il pregiudicato campano, Salvatore Centro, 52 anni, di San Giuseppe Vesuviano.
Centro è uscito di scena scegliendo il rito alternativo del patteggiamento dopo la richiesta di giudizio immediato, mentre Aglioti è a processo col rito ordinario davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini.
Parte civile una delle due guardie giurate che si trovavano sul furgone, un 66enne viterbese assistito dall’avvocato Roberto Alabiso, mentre l’altra guardia giurata che era a bordo, M.P., sarebbe stato uno dei complici.
Il furgone blindato della sede operativa di Viterbo della Securpol, diretto a Fiumicino, è stato affiancato e bloccato da tre banditi travisati a bordo di una Bmw station wagon di colore nero mentre era in procinto di imboccare la rampa di uscita dalla superstrada SS 675.
Il portavalori assaltato
Due dei tre malviventi sulla Bmw erano Centro e Aglioti che, secondo l’accusa, “mediante la minaccia di far esplodere un ordigno apparentemente esplosivo e mediante l’utilizzo di un fucile a pompa calibro 12 con matricola abrasa e canna e calcio mozzati e una pistola semiautomatica calibro 7,65 parabellum, costringevano le guardie giurate ad aprire il portavalori, disarmandoli delle pistole semiautomatiche in dotazione e impossessandosi della somma in contanti di 1.034. 550 euro e di diversi assegni“.
Uno degli autisti è stato fatto inginocchiare nei pressi del mezzo, l’altro ha dovuto disattivare i sistemi di difesa passiva e ad aprire la cassaforte.
Aglioti sarebbe stato non solo una delle menti, ma anche il basista del colpo, “avendo acquisito informazioni riservate su itinerario, orari, scorta e entità dei valori e sul mezzo”.
La finta bomba
L’imputato è difeso dagli avvocati Mascia Cerino e Fabrizio Modoni del foro di Roma, che, promettendo battaglia, hanno sollevato una lunga serie di questioni preliminari, relative, tra l’altro, agli accertamenti tecnici biologici, dattiloscopici e balistici che hanno condotto gli investigatori sulle tracce dei presunti responsabili.
Come chiesto dal pubblico ministero Stefano D’Arma, sostituito ieri dal sostituto Michele Adragna, saranno trascritte 20 conversazioni, tra le quali l’intercettazione di una telefonata effettuata alle 10,42 del 13 febbraio 2016, esclusa dall’accusa ma ritenuta utile dalla difesa.
Sul posto è intervenuta una squadra di artificieri dell’arma, accertando che il congegno elettronico, aventi le medesime caratteristiche di un ordigno esplosivo radiocomandato, collocato sul parabrezza del furgone blindato, era finto. I militari del nucleo investigativo hanno invece rivenuto e sequestrato, in una zona rurale, distante pochi chilometri dal luogo della rapina, la Bmw utilizzata dai rapinatori, risultata rubata nel precedente mese di dicembre a Pomezia.
Alle indagini hanno preso parte sia i carabinieri, sia la polizia penitenziaria di Viterbo.
Il processo entrerà nel vivo, con l’ascolto dei primi testimoni, il 23 giugno per poi proseguire il 15 settembre.
Silvana Cortignani
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