Colpo in banca a Bassano Romano, i rapinatori in azione (nei riquadri gli arrestati, Antonio De Muzio e Giuseppe Vella)
Bassano Romano – (sil.co.) – Ha chiesto che gli venisse riconosciuta la continuazione tra due colpi in banca sostenendo che alla base di entrambi ci fosse lo stesso movente, ovvero la crisi del settore dell’edilizia e la necessità di trovare fonti alternative di “reddito”per mantenere lo stile lussuoso di vita cui era abituato. Ma la cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso di Giuseppe Vella.
Rapina in banca travestiti da finanzieri
Vella, originario di Palermo, 61 anni, è uno dei rapinatori travestiti da finanzieri che, indossando pettorine e mostrando tesserini, il 30 luglio 2014 assaltarono la Carivit di Bassano Romano, fingendo per un’ora e mezza di essere lì per un controllo fiscale, poi rinchiudendo nel seminterrato i due impiegati e scappando con un bottino di 188mila euro a bordo di una Fiat Punto rubata, tinta dello stesso punto di grigio delle macchine delle fiamme gialle. I dipendenti, un uomo e una donna, riuscirono a dare l’allarme dopo circa un quarto d’ora, rompendo il vetro del lucernario con un manico di scopa.
A distanza di sei anni la condanna di Vella è diventata definitiva in seguito alla sentenza dello scorso 5 maggio della settima sezione penale della corte suprema, presieduta dal giudice Enrico Giuseppe Sandrini, le cui motivazioni sono state pubblicate il 25 agosto.
Due colpi in tre mesi per oltre 200mila euro
Il siciliano e il presunto complice d’origine pugliese, Antonio De Muzio, 55 anni, nato a Foggia, furono arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Viterbo nell’operazione “Point Break”, scattata il successivo 16 settembre.
Entrambi residenti nella capitale e pluripregiudicati, a ottobre furono raggiunti da un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Grosseto per un’altra rapina, commessa il 30 aprile 2014, ai danni della filiale del Monte dei Paschi di Siena di Sticciano, da dove erano scappati con un bottino di 40mila euro.
A tradirli i volti scoperti, travisati solo da occhiali da sole e da vista con montatura bianca, immortalati dalle telecamere delle due filiali e i tabulati telefonici. I malviventi hanno usato una pistola giocattolo modificata, fatta diventare un’arma vera, e dei polpastrelli in silicone con impresse impronte finte per depistare gli investigatori.
Il movente della crisi dell’edilizia
Vella, assistito dall’avvocato Silvia Natali, ha presentato ricorso contro l’ordinanza con cui il 28 ottobre 2020 il gip del tribunale di Grosseto, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva rigettato la richiesta di riconoscimento in executivis della continuazione in relazione alla condanna a tre anni e mezzo, con lo sconto di un terzo della pena dell’abbreviato, pronunciata il 24 settembre 2015 dal gip del tribunale di Grosseto, seguita il 23 ottobre 2015 dalla sentenza di condanna del gip del tribunale di Viterbo.
Per la difesa, tra l’altro, la motivazione avrebbe difettato della indicazione dei criteri in base ai quali il giudice ha deciso di “valorizzare” solo certuni elementi e di negare valenza ai restanti, tra cui “il movente comune della necessità di soddisfare alcune esigenze economiche a seguito della crisi nel settore edile in cui Vella lavorava”.
“Nessuna deliberazione criminosa unitaria”
Escludendo la configurabilità di una deliberazione criminosa unitaria, il collegio rileva nelle motivazioni che: “Il provvedimento impugnato ha sottolineato, coerentemente con la delineata cornice di principio, come nella specie ricorressero una serie di profili indicativi della estemporaneità della determinazione criminosa, ovvero: la diversità dei concorrenti tra i due episodi e, dunque, del differente contesto in cui era maturata la deliberazione delittuosa; la diversità delle modalità esecutive (essendo stata la seconda rapina realizzata dagli esecutori spacciandosi per finanzieri, mentre la precedente era stata commessa tramite un comportamento violento e minaccioso nei confronti dei dipendenti della banca) e del contesto temporale, essendo intercorso tra i due episodi un lasso di tempo comunque non trascurabile”.
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