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Picchiò quattro poliziotti in viale Trento, condanna annullata

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Viterbo - La stazione ferroviaria di Porta Fiorentina

La stazione ferroviaria di Porta Fiorentina


Viterbo – Il 23 dicembre 2018 picchiò quattro poliziotti che lo avevano fermato in viale Trento per l’ennesimo controllo, a distanza di quasi tre anni è stata annullata con rinvio dalla cassazione la sentenza di condanna a due anni di reclusione in secondo grado.

Da solo, ha picchiato due agenti della Polfer e due agenti della volante, costretti a intervenire con lo spray al peperoncino per bloccarlo. Tutti e quattro i poliziotti aggrediti sono stati costretti a ricorrere alle cure dei sanitari di Belcolle con prognosi da sette a dieci giorni.

In primo e secondo grado la difesa si è battuta fino all’ultimo perché l’imputato, un senzatetto 27enne del Mali, venisse sottoposto a una perizia psichiatrica che invece non gli è stata mai concessa.

Il giorno dell’arresto fu trovato magro, debilitato, sporco. Senza scarpe, solo con un paio di calze sudicie ai piedi. Con le unghie delle mani lunghissime, non tagliate da mesi prima di approdare a Viterbo si era lanciato su una pista dello scalo di Fiumicino per prendere “al volo” un aereo diretto al suo paese perché voleva tornare a casa dalla madre.

A marzo 2019 è stato condannato in primo grado a 2 anni 6 mesi e 10 giorni per lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, con lo sconto di un terzo della pena del rito abbreviato. 

Rimasto in carcere per sei mesi, fino a giugno 2019, la pena gli è stata poi ridotta a due anni dalla corte d’appello, che a sua volta ha rigettato però la richiesta di perizia psichiatrica. A quel punto il difensore Stefania Sensini, che ha preso a cuore la vicenda, si è rivolta alla cassazione contestando l’omessa perizia psichiatrica a fronte di una situazione di disagio mentale conclamato. 


L'avvocato Stefania Sensini

L’avvocato Stefania Sensini


“Mi sono stupita perché in appello – spiega la legale – ho presentato peraltro anche la copiosa certificazione del Csm della Asl di Viterbo relativa alle condizioni di salute del mio assisstito, eppure non è bastato”. Mercoledì le hanno dato ragione i giudici della sesta sezione penale della suprema corte: “Non abbiamo ancora le motivazioni, ma hanno annullato con rinvio la sentenza di secondo grado. Ritengo quindi che abbiano accolto i primi due motivi sulla omessa perizia psichiatrica”.

“I mostri a volte non sono tali – sottolinea l’avvocato Stefania Sensini – ma sono solo persone sole e malate di cui la società non sa o non vuole farsi carico”. 

“Dabo ora sta bene, è curato ed ha un amministratore di sostegno, ma tutto è stato fatto dopo la sua uscita dal carcere quando noi privati cittadini siamo andati a prenderlo”, sottolinea la legale.

Protagonista, come detto, un senzatetto 27enne del Mali che prima di arrivare a Viterbo si era già fatto fermare per avere saltato le barriere di sicurezza dell’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino, tentando di mischiarsi alla folla dei passeggeri in partenza. Immediatamente bloccato dagli addetti alla sorveglianza dello scalo, disse che voleva imbarcarsi su un volo diretto in Francia perché in Italia non voleva più stare. 


I volontari Lukusa Thsiele e Gian Carlo Mazza

I volontari Lukusa Thsiele e Gian Carlo Mazza


Quando è stato arrestato, da un paio di mesi avrebbe dormito fino alle undici di sera nella sala d’attesa della stazione di Porta Fiorentina. Fino all’arrivo dell’ultimo treno da Roma. Dopo di che, chiusa la stazione, il giovane si sarebbe trasferito al riparo della stradina tra i palazzi che da viale Trento porta al piazzale della sala bingo di via Garbini, dove di notte si rifugiano i senza tetto. Per poi tornare all’alba a cercare il caldo alla stazione, alla riapertura della sala d’attesa.

Il suo caso è stato preso a cuore sia dall’avvocato Sensini, nominata d’ufficio, sia dai volontari che sono in prima linea nell’assistenza ai senza tetto del capoluogo. La mediatrice culturale d’origine congolese Lukusa Thsiele, presidente di Sans Frontiere, e Gian Carlo Mazza, presidente del Circolo culturale di iniziativa omosessuale, sono intervenuti in tribunale il giorno della convalida dell’arresto, giorno in cui avrebbero dovuto accompagnarlo a fare delle visite. 

L’ultima volta che avevano visto il 27enne era stato la sera del 21 dicembre, quando l’ “unità di strada” aveva fatto il solito giro delle stazioni per portare coperte, biscotti, tè caldo e cambi di vestiti ai senza fissa dimora.

La polizia ferroviaria di Viterbo, all’epoca coordinata dal comandante Marco Buttinelli, lo aveva segnalato al compartimento di polizia ferroviaria di Roma. 

Silvana Cortignani


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