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Bimbo di 10 anni ucciso - Michele Ranucci, avvocato dello zio di Matias: "Stavano sempre insieme" - L'uomo ha fatto irruzione a Belcolle con un coltello per raggiungere Mirko Tomkow, arrestato per l'omicidio del figlio
Viterbo – “Ubaldo Marcelli è lacerato dalla perdita, ha cresciuto Matias come un figlio”. Michele Ranucci è l’avvocato dello zio del bambino di Vetralla trovato morto con un coltello piantato nel collo martedì scorso nella sua casa a Cura. L’uomo è stato denunciato a piede libero dopo aver fatto irruzione al pronto soccorso di Belcolle con un coltello in pugno.
Ubaldo Marcelli (a destra)
“Dov’è il maledetto? Datemi il maledetto. Voglio ammazzare quel maledetto”, avrebbe urlato Marcelli riferendosi a Mirko Tomkow, il padre di Matias, arrestato per l’omicidio del figlio e piantonato nel reparto di medicina protetta dell’ospedale di Viterbo in attesa del trasferimento in carcere.
Michele Ranucci
Dopo aver dato in escandescenza, Marcelli avrebbe accusato un malore ed è stato ricoverato per accertamenti. “Sta un po’ meglio – fa sapere l’avvocato Ranucci -, ma è ancora visibilmente scosso. Era molto legato al bambino, stava sempre con lui. Marcelli, non avendo figli, ha fatto da padre a Matias”.
Ubaldo Marcelli bloccato a Belcolle
L’irruzione a Belcolle Erano circa le 11 di domenica mattina quando Ubaldo Marcelli avrebbe inchiodato l’auto davanti all’ingresso delle ambulanze dell’ospedale di Viterbo prendendo qualcosa dal lato passeggero e facendo irruzione al pronto soccorso lasciando lo sportello aperto.
L’operatore addetto all’accoglienza e la guardia giurata che erano di turno, vedendolo oltrepassare la porta d’ingresso senza presentarsi e privo di mascherina, avrebbero tentato inutilmente di bloccarlo, seguendolo mentre si aggirava tra le sale del pronto soccorso per poi dirigersi verso medicina d’urgenza nei corridoi affollati di personale e pazienti.
All’improvviso Marcelli avrebbe tirato fuori da sotto la giacca un grosso coltello da cucina, con la lama rettangolare lunga 15-20 centimetri. L’operatore che era con la guardia giurata ha così afferrato un bastone portaflebo e chiamato il 112 lanciando l’allarme.
Lo zio di Matias cercava il padre del bambino: Mirko Tomkow. “Ditemi dov’è il maledetto. Voglio ammazzare quel maledetto”, avrebbe urlato, riuscendo ad affacciarsi in un paio di stanze. Ci sarebbero stati momenti di paura quando lo zio di Matias si sarebbe fatto sotto la guardia giurata che fortunatamente sarebbe stata abbastanza fredda da mantenere il controllo. Dopo di che assieme all’altro operatore, che lo guidava col bastone delle flebo, sarebbero riusciti a indirizzarlo verso l’uscita.
Sarebbe durato tutto non più di 10-15 minuti. Al tempestivo arrivo della prima pattuglia dei carabinieri, lo zio era stato già condotto all’esterno del pronto soccorso. Nel tragitto non avrebbe mai mollato il coltello. In pochi istanti i militari intervenuti lo avrebbero bloccato, disarmato e affidato ai medici, mentre sul posto sopraggiungeva una seconda pattuglia.