Cronaca - Carla Centioni, responsabile del Centro Antiviolenza Penelope: “Nessuno deve sentirsi fuori. La tragedia di Vetralla impone riflessioni"
Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Sono ancora tante le cose che il nostro paese deve fare se veramente intende salvare la vita delle/ dei bambini e delle donne che subiscono violenza. Il dolore e il dramma di Vetralla per l’uccisione di Matias da parte del padre ci lascia attonite e, nello stesso tempo, ci rimanda all’obbligo di fare una riflessione. Nessuno è fuori dalla violenza, nessuno deve dire “Io cosa centro” quando muore un bambino ucciso dal padre. Ci dobbiamo tutti interrogare sulla responsabilità soggettiva del lavoro o del ruolo, qualsiasi esso sia, che occupiamo in questa società.

Carla Centioni
Dobbiamo riprendere in mano quell’umanità che sembra si sia smarrita, chiusa nell’interesse individuale che mette al centro della vita delle persone il profitto e ancor peggio, per chi risiede nella “stanza dei bottoni” occupato dalle beghe politiche, incurante che la vita per essere vissuta ha bisogno di dignità e diritti. La violenza maschile sulle donne è un problema sociale, strutturale in questa società e tutte e tutti dobbiamo sentirci coinvolti/e, a maggior ragione chi ci governa.
Dopo il dolore che ha coinvolto un intero paese, dopo la celebrazione della messa che ha espresso la sincera solidarietà dei/delle cittadini/e di Vetralla, ci si deve mettere a lavoro per dare risposte alla madre di Matias e a tutte le donne, e sono tante, che fanno richiesta di aiuto nei centri antiviolenza.
Senza proclami, senza strumentalizzare i fatti per darsi visibilità, un lavoro silenzioso che non appare ma che da giorni ha coinvolto i servizi sociali di Vetralla, il coordinatore del servizio sociale di Viterbo e noi, che siamo in contatto diretto tutto il giorno, mettendo a disposizione competenze e servizi qualificati.
I proclami li faremo in piazza il 27 novembre, nella manifestazione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza. Una giornata di cui vorremmo non avere più bisogno ma che rimette al centro le contraddizioni secolari di questa società patriarcale e i nodi politici da sciogliere per far fronte a questa mattanza di femminicidi.
Come donne abbiamo bisogno di risposte, che per prime devono venire dal governo che deve mettere nell’agenda politica il piano strutturale contro la violenza che attendiamo da anni! Azioni programmatiche, sistemiche che devono essere trovate insieme ai centri antiviolenza che ascoltano i bisogni delle donne, così come in anni passati il governo ha già fatto.
Vogliamo e dobbiamo come donne pretendere risposte concreta e non enunciati o panchine rosse, questo vuol dire trovare i fondi per mettere al sicuro le donne che devo fuggire dalla propria abitazione per continuare ad essere vive. Le Case Rifugio sono a tutt’oggi poche, a breve, prima del nuovo anno, sarà pronta la casa rifugio di Viterbo, e sarà comunque insufficiente a rispondere alle tante richieste che ci vengono della Tuscia e da altri territori limitrofi.
Il caso di Vetralla ma non solo, ci rimanda alle criticità che tocchiamo tutti i giorni con mano nel Centro Antiviolenza Penelope. Tanti sono i casi che abbiamo dove la procura di Viterbo ha emesso le misure cautelari di allontanamento e chiediamo che i maltrattanti siano controllati, non solo dai braccialetti elettronici, per non parlare di dramma a posteriori.
Il comune di Viterbo ci ha annunciato la volontà di farsi promotore di un tavolo interistituzionale, una task force che metta tutti a lavoro sul tema del contrasto alla violenza: la procura, le forze dell’ordine, la Asl e il centro antiviolenza.
Basta! Ci vogliamo vive, vogliamo vedere i nostri figli in sicurezza. La violenza maschile sulle donne va combattuta, è ora che prendano parola gli uomini perché sono loro il problema.
Carla Centioni
Responsabile del Centro Antiviolenza Penelope
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