Viterbo – “Non voglio sporgere denuncia, tanto non mi crederà nessuno”, avrebbe detto in un primo momento ai sanitari del pronto soccorso di Belcolle la vittima del secondo caso di stupro di gruppo ai danni di una donna ubriaca messo a segno nel giro di pochi mesi a Viterbo.
Quando ha scoperto di essere stata creduta, la donna, di 37 anni, è scoppiata in un pianto liberatorio. Chiusa l’inchiesta a carico di un 42enne del Pilastro e di un 54enne dell’Ellera. Un caso delicatissimo, come tutti quelli analoghi, sul quale è stato mantenuto fino all’ultimo il massimo riserbo. Sono indagati per stupro di gruppo aggravato dalla minorata difesa della vittima.
La donna ha 37 anni, la stessa età della viterbese violentata lo scorso aprile in un pub da una coppia di ventenni militanti di estrema destra, condannati a tre anni e a due anni e dieci mesi di carcere nonché a un risarcimento complessivo di 60mila euro in primo grado.
– La fanno ubriacare e la violentano, indagati per stupro di gruppo un 42enne e un 54enne
Vittima di stupro di gruppo a 37 anni
La vittima ha 37 anni ed è anche lei è italiana. Hanno invece 42 e 54 anni i due indagati viterbesi raggiunti nei giorni scorsi, a tre mesi dalla denuncia, dall’avviso di conclusione indagine del pubblico ministero Michele Adragna, che, come la scorsa primavera, ha coordinato le indagini degli uomini della squadra mobile della questura di Viterbo. Il 42enne avrebbe sottoposto la vittima a penetrazioni vaginali con le dita e l’avrebbe obbligata a praticargli un rapporto orale, mentre il 54enne l’avrebbe palpeggiata nelle parti intime.
“Credeva che il caso sarebbe stato archiviato”
“Quando la settimana scorsa la mia assistita ha saputo che l’inchiesta della squadra mobile coordinata dalla procura si era chiusa con il 415 bis agli indagati, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, ha pianto tanto, non riusciva a smettere di piangere, perché era convinta che la sua denuncia sarebbe stata archiviata”, spiega Francesca Bufalini, avvocatessa di parte civile della vittima.
“Nessun dubbio e nessuna esitazione nella ricostruzione della dinamica davanti al pubblico ministero. La mia assistita, oltre che dalla polizia giudiziaria, è stata sentita anche dal magistrato ed è rimasta ferma nel ribadire la dinamica dei fatti, come li ha sempre raccontati, fin dal primo momento”, dice l’avvocato Bufalini.
Violentata in un appartamento tra Ellera e Teverina
La violenza sessuale, ad appena cinque mesi dal precedente stupro di gruppo di cui non si era spenta l’eco a livello nazionale, stavolta è avvenuta in un appartamento nell’immediata periferia del capoluogo, nell’abitazione del 54enne, tra l’Ellera e la Teverina, dove la donna si trovava con il 42enne, residente al Pilastro. L’altra differenza è che la vittima non sarebbe stata filmata, mentre nel caso “CasaPound” la prova regina era proprio il video girato con gli smartphone nel pub e diffuso in chat dagli stupratori.
“Non voglio sporgere denuncia, tanto non mi crederà nessuno”
In ospedale la 37enne sarebbe andata il giorno stesso della violenza, lo scorso 28 settembre, per farsi medicare, ma in un primo momento, pur facendosi refertare, avrebbe rifiutato il ricovero e l’attivazione del codice rosa.
Poi però si sarebbe sentita male e quando è dovuta tornare al pronto soccorso avrebbe accettato il percorso per le vittime di violenza, raccontando i fatti alla polizia e sottoponendosi anche alla visita ginecologica, che avrebbe accertato lesioni nelle parti intime compatibili con rapporti non consenzienti. I referti parlerebbero inoltre di ecchimosi al volto, nella zona degli occhi.
“Totalmente incapace di reagire, a causa dell’ubriachezza”
La coppia avrebbe assunto assieme alla donna “dosi consistenti di sostanze alcoliche”, quindi sarebbero iniziati gli approcci sessuali, “manifesti e molesti”, consistenti in palpeggiamenti al seno e al sedere, come si legge nell’avviso di conclusione indagini del pubblico ministero Adragna. Avrebbero quindi costretto la 37enne ubriaca a subire atti sessuali, “approfittando della totale incapacità di reazione, essendo la donna in uno stato di incoscienza e comunque di minorata lucidità, in ragione di una condizione di manifesta ebbrezza alcolica, pertanto abusando delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della stessa”.
Silvana Cortignani
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