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L'era del Coronavirus - Intervista allo psicoterapeuta e astrologo Massimo Fornicoli: “Questa pandemia ha stravolto la vita sociale. Parlare con le mascherine, a una certa distanza e all'aperto, è stato mutilante"

Massimo Fornicoli: “Le teorie negazioniste sono un meccanismo di difesa patologica, come diceva Freud”

di Maurizia Marcoaldi
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Viterbo – In bilico tra libertà e restrizioni, tra riaperture e lockdown, il 2020 passerà alla storia come l’anno del Coronavirus. Una pandemia che ha colpito il mondo intero, lasciando dietro di sé morti, insicurezze e nuove abitudini.

Con un ciclo di interviste, Tusciaweb propone un’istantanea di ciò che è stato e ciò che sarà, attraverso le parole e gli occhi di grandi personaggi pubblici.


Massimo Fornicoli


Massimo Fornicoli è psicoterapeuta e studioso di astrologia. Noto al grande pubblico per i suoi programmi astrologici televisivi e radiofonici degli anni 87/97. Nella Tuscia è anche conosciuto per il suo sconfinato amore per gli animali, tanto è vero che i ricavi della vendita di un suo libro, Inter sidera versor – Archivio Astrologico, sono stati destinati all’associazione Amici Animali Onlus di Viterbo. Da giovanissimo incontra Francesco Waldner, veggente-astrologo del XX secolo, che lo inizia all’astrologia regalandogli un suo almanacco e con il quale nel tempo matura una solida amicizia. Successivamente, per il suo interesse per la parapsicologia, conosce e stringe un legame con Emilio Servadio, presidente della società psicanalitica italiana e che sarà poi il suo ultimo analista. Tra le sue collaborazioni anche quella con Lisa Morpurgo, esperta di una nuova astrologia contemporanea. In alcuni sui scritti anche una lettura astrologica della città di Viterbo, uscita sulle pagine della rivista viterbese Faul nel 1990/’91.


Fornicoli, come ha vissuto il lockdown di marzo e le restrizioni regionali successive? Ha avuto esperienze dirette col Covid? A quali abitudini ha dovuto rinunciare?
“Pascal scriveva: “Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo”. E noi con la pandemia stiamo sperimentando la solitudine, fatta di mancanza di convivialità e di condivisione. Questa è la più grande rinuncia. Una rinuncia che è chiaramente un obbligo, ma è indubbio che a mancare siano quei momenti di rilassamento che vengono dallo stare insieme. Inoltre parlare sempre con le mascherine, a una certa distanza e all’aperto, è stato mutilante. Un’altra grande rinuncia è quella di non poter andare a teatro, al cinema. Personalmente mi manca lo scambio di opinioni durante lo spettacolo o dopo. Certo in televisione abbiamo una serie di iniziative culturali, ma non è la stessa cosa. Questa pandemia è stata, tra virgolette, una maledizione. In particolar modo per la vita sociale. 

Detto questo, però, devo ammettere che il periodo del lockdown di marzo l’ho vissuto abbastanza bene, ma solo perché ancora non mi rendevo conto dell’entità dell’emergenza. Certamente c’era la paura di potersi contagiare, magari andando soltanto al supermercato. Io però abito da solo e quindi ero facilitato nel fare poche volte la spesa. In linea generale sto molto a casa, circondato dagli animali e dai libri. Poi con il passare del tempo la situazione è cambiata, è diventata sempre più evidente l’entità del problema. Il mio stato d’animo è mutato con la seconda ondata e con la perdita di persone che conoscevo a causa del Covid. Chiaramente sono addolorato”.

Essendo lei psicoterapeuta, è riuscito ugualmente a seguire i suoi pazienti?
“Non ho potuto vedere i miei pazienti, li ho seguiti soltanto online. Questo chiaramente è stato un peso per me. E oggi alcuni di loro sono in preda all’ansia. Molti hanno nipoti che vanno a scuola e, nonostante sia vivo il desiderio di vederli, devono fare i conti con il fatto che possano diventare veicolo del virus”. 

Con la pandemia, secondo lei, è nata una nuova normalità? Come si immagina il futuro? Riesce ancora a farlo?
“Credo che la pandemia abbia permesso ai giovani di scoprire le ulteriori potenzialità della tecnologia e del computer. Prima il pc era soprattutto associato al divertimento e allo svago. Questa emergenza ha reso palese la sua funzione come strumento di apprendimento. Ciò è stato abbastanza positivo. Per le persone adulte, non tecnicamente attrezzate, questa emergenza equivale invece a un periodo di buio”.

Farà il vaccino?
“Certamente, lo aspetto con ansia. Il poterlo fare mi renderebbe molto più tranquillo”.

Cosa pensa delle teorie complottiste o negazioniste?
“Ci sono persone che credono che la terra sia piatta, quindi non ci dobbiamo stupire di niente. La negazione però in questo caso è una patologia. Come diceva Freud, è un meccanismo di difesa patologica perché si nega l’evidenza. Equivale a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo, ma la realtà continua a esistere. Considero queste teorie delle patologie.

La sua domanda mi fa venire in mente i Promessi Sposi. Che facciamo come don Ferrante? Durante la peste avrebbe dovuto prendere delle precauzioni igieniche, ma credeva che quel fenomeno dipendesse dalla posizione sbagliata di due pianeti. E così morì ‘come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle’, diceva Manzoni.

È impossibile negare che ci troviamo di fronte a un’emergenza. Anche perché abbiamo le notizie in diretta. Ogni giorno conosciamo il numero dei contagi. Certo, la comunicazione che viene fatta è un po’ angosciante. Ci parlano di morti e tamponi, ma è un’altalena continua. Il lunedì ad esempio vengono lavorati meno tamponi, i positivi scendono e allora tiriamo un sospiro di sollievo; il martedì abbiamo nuovamente tanti casi, ma solo perché sono stati fatti più test. È una comunicazione che disorienta”.

Una comunicazione che può turbare. Nel suo lavoro ha riscontrato questo aspetto?
“Chiaramente le persone subiscono degli effetti. Ci sono studi che parlano di un aumento di consumo psicofarmaci per contrastare l’ansia. Non posso dire di aver riscontrato personalmente questo aspetto, ma leggo molto e so che alcuni medici lo hanno rilevato. Molte persone hanno avuto problemi di convivenza, soprattutto le famiglie numerose che vivono in spazi piccoli. Esistono realtà in cui si può vivere male anche la malattia. C’è stato inoltre anche un aumento dei divorzi”.

Come ha passato il Natale e le feste?
“Le restrizioni sono state limitanti. Chiaramente ho passato le feste da solo, non sono andato da nessuno. Anche perché non importa il numero delle persone a tavola dal momento che comunque ti devi levare la mascherina per mangiare. E infatti ho detto a mio fratello di cenare con me con una videochiamata. Internet aiuta in questo caso, ma comunque non sostituisce la realtà. Stessa cosa con i miei pazienti: fare terapia dal vivo è completamente diverso”.

È stato difficile rapportarsi in maniera virtuale con i pazienti?
“In parte ero abituato. In passato ho avuto studenti giovani che magari partivano per l’Erasmus. Con loro già facevo una terapia da remoto. Le parlo di vent’anni fa. Ora mi sono trovato a usare mezzi che in qualche modo già conoscevo. Da questo puto di vista sono stato privilegiato”.

Come giudica l’azione del governo Conte? E Salvini, Meloni e Berlusconi?
“Credo che il periodo sia stato molto difficile. Questo virus ad oggi si sta nuovamente rivelando con una terza ondata. È facile dire che si poteva fare meglio. I politici, con i virologi, si sono ritrovati a gestire una situazione senza precedenti. Probabilmente chiunque fosse stato al governo avrebbe avuto le stesse difficoltà.

Credo che in questa situazione valga il detto: ‘Chi fa sbaglia e chi non fa sbaglia due volte’. Io comunque mi meraviglio sempre perché i politici hanno brillanti idee solo quando stanno all’opposizione. Poi quando stanno al governo certe idee non si sentono o vedono più.

Altro discorso se si verrà a scoprire che c’era un piano pandemico mai messo in atto. In questo caso però la magistratura farà il suo corso.

Comunque è difficile giudicare. Ci siamo trovati di fronte a una pandemia con un carattere molto particolare e stiamo ancora combattendo. I veri eroi sono i medici e gli infermieri che sono in prima linea”.

Lo stato decide per tutti cosa è importante e cosa non lo è. La salute viene prima e prevarica libertà essenziali, tradizioni, economia, cultura… Ma questo non è un embrione di stato etico? Per dirla con Popper, non staremo andando verso la demolizione della società aperta e dello stato di diritto?
“Non credo che sia così. Questo accade in uno stato totalitario. Qui c’è la democrazia. Il politico agisce anche consultando una serie di esperti. Il nemico non è il politico che ti obbliga. Qui il nemico ha un nome ed è Covid-19. E per me la salute viene prima di tutto”. 

Cosa cambierà sul piano economico dopo l’onda d’urto del Covid? Chi secondo lei pagherà il prezzo più alto per la crisi?
“La pandemia ha messo in luce la capacità dell’uomo di arrangiarsi in maniera diversa. Dicono che dovremmo diventare migliori e apprezzare di più quello che abbiamo. In parte sarà così. Prima determinate cose, come l’uscire a qualsiasi ora, ci venivano date gratuitamente. Ora non è più così e quindi lo apprezziamo di più. C’è un aspetto di rivalutazione della vita comune e degli spazi di vita. Tutti stiamo pagando un prezzo.

E mi ritorna in mente sempre Pascal. Diceva che ‘gli uomini per fuggire le loro miserie cercano il divertimento, ma il divertimento è la maggiore delle loro miserie perché non permette loro di pensare’. Ecco fino ad ora abbiamo vissuto così. Ora le cose stanno cambiando per forza. Quante coppie andavano d’accordo solo perché si vedevano poco durante il giorno? E infatti in questo periodo sono aumentati i divorzi. C’è stata una rivoluzione nelle famiglie. Una situazione su cui ha pesato anche la chiusura delle scuole che comunque erano dei contenitori in grado di tenere al sicuro i ragazzi per alcune ore.

Poi ovviamente ci sono le categorie più penalizzate. Mi dispiace moltissimo per i ristoratori”.

Il Covid è una rivincita della natura sulla cultura? E’ stato una sconfitta della scienza? La tecnologia, soprattutto in occidente e nel nord est asiatico, ci aveva illuso di aver posto una grande barriera culturale tra l’uomo e la natura…
“Credo che questa situazione sia una cartina al tornasole che ci ha fatto comprendere come le pandemie vengano fuori da situazioni anomale che stiamo vivendo. Tanto è vero che c’è l’ipotesi che il contagio sia stato maggiore nelle zone con più inquinamento. Poi è anche possibile che questo virus venga da un laboratorio, ma comunque la pandemia è stato il campanello che ci ha fatto capire come l’attivista Greta Thunberg non sia così ‘Gretina’ come vogliono farci credere”.

Cosa rimarrà nella storia? Come sarà il mondo dopo la pandemia? Il Covid può essere considerato uno spartiacque? Uno di quegli avvenimenti per cui – come guerre e grandi scoperte – si crea una netta separazione tra il “prima” e il “dopo”.
“Non so se sarà uno spartiacque. Spero che l’uomo imparerà qualcosa da questa situazione, ma non ne sono sicuro. Non sono pessimista, ma realista. Credo piuttosto che la vita dell’uomo sia molto ripetitiva. Forse qualcosa impareremo, ma poco perché l’uomo tende a dimenticare facilmente. Se avesse fatto tesoro di quanto accaduto in passato, non continuerebbe a depredare la natura. ‘Siamo ancora quelli della pietra’, come dice Quasimodo. Secondo me non vogliamo imparare”.

Come valuta i cambiamenti nel mondo dello spettacolo e della cultura?
“Chiaramente ad essere in sofferenza sono soprattutto i teatri e i cinema. Personalmente mi mancano molto. L’alternativa ora è la cultura in pillole e solo attraverso i mezzi tecnici. Comunque le produzioni vengono fatte e i film continuano a uscire. Potremmo vederli tra un po’ di tempo, oppure ci dobbiamo accontentare della cultura trasmessa sulle piattaforme. È chiaramente un surrogato”.

Il virus può essere considerato un “acceleratore temporale”? Uno “strumento” che ha velocizzato alcuni processi? Basti pensare allo smartworking, prima mai utilizzato dalle aziende…
“Io lavoro da casa e ho trovato un’alternativa. Anche se non sostituisce la vita reale in cui posso vedere fisicamente i miei pazienti. Ho notato che molte persone fanno il lavoro da casa e con risultati. Lo smartworking può essere una prova; un modo per non ingolfarci tutti nel traffico e per migliorare la qualità dell’aria. È un aspetto che ci ha fatto fare, forse, le prove per una nuova vita. Di sicuro suggerisce alternative”.

Lei ha un profondo amore per gli animali. Durante il lockdown anche loro hanno sofferto?
“Certamente durante il lockdown, e in generale durante la pandemia, il disagio è stato molto forte per gli animali. È vero che comunque potevano uscire per una passeggiata, ma molti di loro hanno dovuto passare il tempo dentro casa, magari anche in piccoli appartamenti. Molti cani di piccola taglia si sono adattati a fare i gatti con i loro padroni che hanno comprato lettiere per fare i bisogni in casa. C’erano anche le persone in quarantena che non potevano uscire per portare a spasso il cane. La maggior parte di loro si sono affidate a conoscenti e amici che andavano a prendere gli animali fuori la porta di casa per fargli fare una piccola passeggiata. Non dobbiamo inoltre dimenticare che molti anziani sono morti a causa del Covid e ora i loro cani e gatti stanno cercando adozione. Se veramente questo virus viene dal mercato all’aperto di Wuhan, dove macellano il bestiame, allora dobbiamo dire che per colpa degli uomini ci rimettono gli animali”.

Quanto sono stati importanti gli animali nel periodo del lockdown e in generale durante questa pandemia?
“Nonostante il disagio che subivano, i cani hanno continuato a stare accanto ai padroni e ad aiutarli ad affrontare questo momento. Le persone che erano sole, con un animale hanno sofferto meno la solitudine. L’animale è sempre comunque fondamentale. È antidepressivo e agisce come un ansiolitico. Stando accanto ai padroni, li fa sentire in una situazione di normalità. Mentre i nonni hanno dovuto rinunciare ai nipoti, e viceversa, i cani e i gatti sono rimasti accanto agli anziani. Le persone anziane ne hanno giovato molto. Anche per i single sono una grande compagnia. Contribuiscono a migliorare l’umore e ad allontanare la solitudine. Spesso le persone non hanno un buon rapporto con se stesse, quindi ben vengano gli animali perché ti distraggono e ti danno la sensazione di poter essere utile a qualcuno. Molte persone non si cucinerebbero nemmeno un piatto di pasta e invece preparare qualcosa per il proprio animale aiuta a realizzare una certa quotidianità. Distrae molto più del televisore acceso. Negli animali inoltre viene sempre proiettata una parte di sé, prendersene cura significa anche dedicarsi a se stessi. Oppure riflettono un accudimento che la persona non ha mai avuto e allora il soggetto riversa tutto quell’amore sull’animale stesso. È una sorta di pet therapy”.

Che rapporto c’è tra i suoi studi di psicologia e astrologia? Sono due strumenti in contrasto tra loro oppure no?
“L’astrologia deve essere intesa come un’interpretazione del passato attraverso i simboli che offrono i pianeti. Non è in contrasto con la psicologia qualora la si usi come test caratterologico e della personalità. Astrologia non vuol dire fare previsioni. Astrologia vuol dire qual è la situazione attuale e quali sono le sue componenti. Per me è una disciplina, non scienza, che ci aiuta a capire chi siamo”.

Si può dare un’interpretazione astrologica a questo ultimo anno?
“Non posso rispondere perché questa sarebbe una previsione. I testi antichi dicevano però che gli accumuli di pianeti potevano generare situazioni difficili da affrontare perché il loro arroccamento crea ammassi di energie in una sola parte quando invece queste andrebbero distribuite.

Alla luce di questo posso dire che l’arroccamento che abbiamo avuto in Capricorno, soprattutto negli ultimi sei mesi dell’anno appena passato, si è sciolto finalmente a dicembre e si scioglierà sempre di più andando avanti. Per lo meno abbiamo due pianeti che si distaccheranno”.

Da un punto di vista astrologico come finirà questa pandemia?
“Solo il tempo potrà dirlo. Anche perché Giove ci mette un anno a spostarsi dalla sua situazione attuale. Comunque non si possono fare previsioni di questo tipo. Si può solo dire che gli antichi associavano l’accumulo di pianeti a momenti difficili da affrontare”.

Quale è stata per lei la lezione del Covid?
“Credo che questa pandemia ci abbia fatto rivalutare le cose che avevamo, ma che ora non possiamo più avere. Ha messo in evidenza l’importanza delle cose che davamo per scontate. Penso al vedersi, al vivere le amicizie, alla convivialità”.

Maurizia Marcoaldi

 


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27 gennaio, 2021

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