Roma – “Un articolo offensivo per Antonio di Pietro e per Italia dei Valori, Paolo Gianlorenzo condannato a pagare 105mila euro”. Il fatto risale al 14 gennaio 2009 quando “sul quotidiano Nuovo Molise – si legge nelle carte -, con testata Nuovo Oggi, edito da Editoriale Ciociaria Oggi srl di Roma, con direttore responsabile Paolo Gianlorenzo”, viene pubblicato un articolo sull’ex politico, e anche ex magistrato, Antonio di Pietro e sul partito da lui fondato Italia dei Valori.
Paolo Gianlorenzo
Sia Di Pietro che IdV trascinano Gianlorenzo in tribunale per diffamazione a mezzo stampa. La sentenza del giudice Damiana Colla del tribunale di Roma – prima sezione civile è del 2016. Ma poche settimane fa Di Pietro avrebbe presentato un atto che interromperebbe anche la prescrizione del risarcimento del danno. “Osservano le parti – scrive il magistrato Colla -: l’articolo era fortemente lesivo della loro reputazione. Tutti i commenti avevano un tono suggestionante, denigratorio e tendenzioso volto a evidenziare presunte irregolarità nella gestione economica del partito. Tanto gravi (poiché attributive di reati di falso documentale e di truffa) quanto inesistenti e quindi false e smentite da provvedimenti della magistratura”.
Pure per il giudice “l’articolo è offensivo sia per Di Pietro che per Italia dei Valori, colpendone l’immagine, la reputazione e l’identità personale con espressioni che danno luogo all’illecito penale per diffamazione a mezzo stampa. Contiene l’attribuzione a Di Pietro, che secondo il giornalista avrebbe grande maestria nel cambiare le carte, in modo allusivo e tendenzioso, dell’accusa di falso documentale finalizzato, attraverso l’occultamento della realtà, alla indebita appropriazione di fondi”.
Un articolo che, secondo Colla, avrebbe insinuato “l’ottenimento di un vantaggio personale indebito attraverso la frode. Chiamando il partito ‘L’Italia dei lavori’, che sottintende traffici nascosti, si afferma – spiega il giudice – che Di Pietro farebbe ‘buoni affari'”. Insomma, “affermazioni gravi e illecite” per il giudice.
Antonio Di Pietro
Nella sentenza viene spiegato che “l’articolo non è firmato ma è sottoscritto con una sigla incomprensibile (RedPol, ndr) che non permette di individuarne l’autore. In ipotesi del genere, l’articolo è attribuibile al direttore responsabile che ne assume una responsabilità diretta”. In questo caso Gianlorenzo.
Gianlorenzo che, puntualizza Colla, “non può richiamarsi ai diritti di cronaca o di critica stante la mancanza assoluta del requisito della verità dei fatti. La realtà è che il redattore dell’articolo non ha minimamente esercitato il doveroso controllo sulla fonte delle notizie, fonte che avrebbe dovuto essere vagliata con particolare attenzione. Gianlorenzo si è limitato a copiare le informazioni date da un altro quotidiano”. Ma, prosegue il giudice, “l’autore di un brano giornalistico non può sottrarsi ai suoi obblighi affermando di aver pubblicato notizie riprese da altro giornale. L’impossibilità di accedere alle fonti delle informazioni impedisce al giornalista di pubblicare quelle informazioni, assumendosene per intero la responsabilità in caso di pubblicazione. Con ogni conseguenza di legge, compresa l’assunzione della responsabilità per la mancata verità dei fatti riportati nella pubblicazione”.
La sentenza prosegue: “Le parti attrici (Di Pietro e IdV, ndr) hanno precisato di aver riportato pregiudizi riconducibili alla reputazione, all’immagine e all’identità personale. Tali tipi di danno – sottolinea il magistrato Colla – sussistono senza ombra di dubbio. La gravità del danno è desumibile dal risalto delle notizie riportate nella prima e terza pagina dell’edizione, dai caratteri di stampa, dal contesto in cui le informazioni sono inserite. Deve però tenersi conto, in senso limitativo, anche della diffusione solamente locale del giornale”.
Gianlorenzo è stato condannato a risarcire il danno a Di Pietro con 50mila euro, più altri 15mila a riparazione pecuniaria. Mentre nei confronti del partito rispettivamente 20mila e 10mila euro. “L’articolo – puntualizza il giudice – colpisce direttamente i (presunti) comportamenti Di Pietro, quindi la sua posizione sociale e politica, e solo di riflesso Italia dei Valori”.
Il totale della condanna sale a 105mila euro perché Gianlorenzo deve anche la “rifusione delle spese processuali in favore di Di Pietro e Italia dei Valori liquidate per compensi 10mila euro”.
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