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L'era del Coronavirus - Intervista allo scrittore e poeta: "Quella di Conte è stata la migliore gestione possibile"

Valerio Magrelli: “Renzi, che ha fatto cadere il governo, si schieri apertamente con Meloni e Salvini”

di Edoardo Venditti
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Viterbo – In bilico tra libertà e restrizioni, tra riaperture e lockdown, il 2020 passerà alla storia come l’anno del Coronavirus. Una pandemia che ha colpito il mondo intero, lasciando dietro di sé morti, insicurezze e nuove abitudini.

Con un ciclo di interviste, Tusciaweb propone un’istantanea di ciò che è stato e ciò che sarà, attraverso le parole e gli occhi di grandi personaggi pubblici.


Valerio Magrelli

Valerio Magrelli


Valerio Magrelli è un poeta, scrittore, traduttore e critico letterario. Laureato in Filosofia presso l’università di Roma La Sapienza, Magrelli intraprende la carriera accademica insegnando lingua e letteratura francese alle università di Pisa e di Cassino. Traduce autori francesi come Stéphane Mallarmé, Paul Valéry, Paul Verlaine e Roland Barthes e nel 1993 passa a dirigere per Einaudi una serie trilingue riguardante la collana Scrittori tradotti da scrittori. Nel 2011 pubblica per Einaudi il saggio Il Sessantotto realizzato da Mediaset. Magrelli collabora con il quotidiano La Repubblica e contribuisce alle pagine culturali di diversi quotidiani e riviste italiane. Nel settembre 2015, in collaborazione con il giornalista Corrado Augias, realizza un’opera in dvd dedicata ai maggiori poeti italiani. Durante la sua carriera Magrelli riceve molti riconoscimenti. Nel 1996 il presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli conferisce il Premio nazionale per la traduzione e nel 2002 riceve dall’Accademia nazionale dei Lincei il Premio Antonio Feltrinelli per la poesia. Le opere di Magrelli sono tradotte in varie lingue.


Magrelli, come ha vissuto il lockdown di marzo e le restrizioni regionali successive? Ha avuto esperienze dirette con il Covid?
“L’ho vissuto male perché c’era qualcosa di profondamente innaturale rispetto agli spazi biologici e ai ritmi. Mi è pesato enormemente, pur essendo un privilegiato. Mi rendo infatti conto di quanto debba essere stato spaventoso per chi vive in case piccole o mal collegate, o per i bambini, gli adolescenti e i ragazzi. Ciò detto, trovo assolutamente infantile la protesta generica del “Ci hanno tolto il futuro”. È vero, ma ad avercelo tolto sono stati quelli che hanno creato lo spill-over, il salto di specie, quelli che hanno portato al riscaldamento globale, che disboscano le foreste, che allevano in maniera intensiva gli animali. Sono loro i veri responsabili che hanno causato la pandemia, non chi impone il lockdown per difenderci. Questi ultimi andrebbero ringraziati”.

Lo stato decide per tutti cosa è importante e cosa non lo è. La salute viene prima e prevarica libertà essenziali, tradizioni, economia e cultura. Ma quanto si possono comprimere le libertà? Lo stato di diritto è in pericolo?
“Affermare che lo stato di diritto sia in pericolo di fronte al problema del contagio è ridicolo e demenziale. In Italia abbiamo ancora 500 morti al giorno, come si fa a sostenere una cosa simile davanti a un dato del genere? Sento di amici e conoscenti intubati. Cose mostruose, spaventose. La cosa peggiore che si è vista in queste ultime settimane è stata l’azione di Matteo Renzi. Aver posto fine a un governo che aveva gestito la situazione in maniera sostanzialmente dignitosa, tenendo conto degli standard italiani, è stata una mossa da irresponsabili”.

Con la pandemia è nata una nuova e inedita normalità? Come si immagina il futuro?
“No. La chiamerei piuttosto una nuova anormalità. Il Covid è una conseguenza naturale indotta dalla deforestazione, dagli allevamenti intensivi, dal surriscaldamento climatico. I responsabili sono gli uomini, quelli che per guadagnare 2 miliardi di euro disboscano l’Amazzonia. Continuo a pensare che l’uomo, il peggiore tra i predatori esistenti in natura, si possa fermare solo attraverso l’educazione e le pene. Dovrebbero proseguire parallelamente. Educazione a cominciare dalla scuola e pene severissime quando in gioco c’è la sopravvivenza dell’ecologia. Posto che si esca dal Covid, non sono state rimosse le cause che lo hanno creato. Fortunatamente con l’arrivo del presidente Joe Biden, gli Stati Uniti possono dare l’esempio per una nuova sensibilità verso l’ambiente. Da questo punto di vista aderisco al mille per cento alle parole dell’attivista Greta Thunberg. Ci prendono in giro? Ci chiamano “gretini”? Sono fiero di esserlo”.

Il Covid può quindi essere considerato una rivincita della natura sull’uomo e la tecnologia?
“Non la chiamerei rivincita, perché la natura vince sempre. Parlerei piuttosto del fatto che gli speculatori, gli allevatori intensivi, i deforestatori e gli inquinatori che danneggiano l’ambiente, si stanno suicidando. Il problema però è che le loro azioni uccidono anche noi. Si vogliono suicidare? Vadano in Svizzera, si facciano sopprimere dalla civilissima pratica dell’eutanasia senza danneggiare l’ambiente e la vita degli altri. Sono volutamente paradossale per far capire il problema. Per non parlare poi dello sterminio delle tribù in Amazzonia per guadagnare due soldi. I deforestatori vogliono i soldi? Diamoglieli noi, facciamo una colletta purché non tocchino le foreste”.

Farà il vaccino?
“Si, anche se onestamente capisco alcune obiezioni dal momento che il vaccino contro il Covid è stato sperimentato in tempi rapidi. Non le condivido, ma le capisco”.

Cosa pensa delle teorie complottiste e negazioniste?
“Bisognerebbe trattare i complottisti e negazionisti come gli incendi. Come si spengono gli incendi? Si fanno dei varchi, il muro rompe le fiamme. Ecco, bisogna creare dei varchi di silenzio, non dare eco a queste panzane. Se queste teorie hanno largo seguito, è per via di trasmissioni televisive che non fanno altro che alimentarle. Pochi giorni fa è stata la giornata della memoria. Il negazionismo sulla Shoah non deve esistere. Devono esserci solo delle celle pronte ad accogliere chi sostiene una cosa del genere. Se non ha funzionato l’educazione, la pena è l’unica via. I negazionisti semplicemente non sono interlocutori”.

Come giudica l’azione del governo Conte?
“La giudico come la migliore possibile in Italia, il minore dei mali. Matteo Renzi, che fatto ha cadere il governo, abbia la coerenza di schierarsi apertamente una volta per tutte con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Si capisca che è un uomo di destra”.

E Salvini, Meloni e Berlusconi?
“La destra è il partito del portafogli. Vuole fare affari e restringere le libertà. Chi è di destra in una maniera illuminata, come poteva essere Charles De Gaulle in Francia, non può avere nulla a che fare con gente del genere. Perché quel duro attacco contro Conte? Perché stavano arrivando i soldi. Era l’assalto alla diligenza. La persona degli ultimi 50 anni in Italia che più detesto è Giorgio Gaber, quando disse “Dov’è la destra, dove la sinistra”. Si sa molto bene dov’è la destra e dov’è la sinistra. Gaber è stato il peggiore dei maestri”.

Quale impatto ha avuto la pandemia sulla sua creatività e ispirazione?
“Ha avuto un impatto come tutti i traumi, ed è stato negativo. Tutto ciò che ho scritto in questo periodo è stato concepito sotto il segno della malinconia. C’è una bellissima immagine di un poeta francese che parla del sole nero della malinconia. Già il fatto di non averlo potuto vedere questo sole è stato tremendo”.

Secondo lei il Coronavirus potrebbe stimolare, come effetto positivo, la fratellanza, la solidarietà e la capacità di ritrovare sé stessi?
“È difficile dirlo. Per certi versi mi viene da dire di sì, per altri di no. Normalmente l’idiota non salta agli occhi, mentre uno stato di emergenza fa sì che la sua idiozia diventi immediatamente visibile. L’idiota che di solito ti passa vicino per strada non lo riconosci perché non ce l’ha scritto in fronte. Oggi invece gira senza indossare la mascherina. Questo, lungi dallo sviluppare una fratellanza, porta a una fortissima ostilità. In alcuni momenti, dunque, comportamenti inadeguati del nostro prossimo ci spingono verso l’aggressività. In altri prevale invece la fratellanza, come la storia dei balconi, dei saluti e delle bandiere tricolore appese fuori dalla finestra”.

Il Covid ha dato luogo a un percorso di accettazione e riflessione più intimo e personale sulla morte?
“Francamente non lo credo. Penso che rimarrà piuttosto un senso di dolore straziante per chi ha perso qualcuno o per chi ha perso il proprio tempo, come i ragazzi. Li capisco perfettamente. Non condivido le loro proteste, ma comprendo perfettamente la loro sofferenza”.

Cosa cambierà sul piano economico dopo l’onda d’urto del Covid? Chi secondo lei pagherà il prezzo più alto per la crisi?
“È semplice: i più deboli. Ho seguito l’idea dei ristori con grande attenzione, trovo che siano la giusta strada da percorrere. Anche in quel caso, bene o male, il governo si era mosso, ma c’è stata una campagna sistematica volta soltanto a togliergli il potere in vista dei molti soldi in arrivo. Nessuno però voleva stare al posto del premier Conte quando si trovava in una situazione atroce e difficile”. 

Cosa rimarrà nella storia di questa pandemia? Il Covid può essere considerato uno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”?
“Si, ne sono convinto. Resterà un segno indelebile a livello mondiale. Indubbiamente la pandemia ci ha fatto scoprire delle possibilità inedite, come per esempio lo smart working che aumenta anziché diminuire il lavoro ed è un’occasione di risparmio sulla mobilità e l’inquinamento. Con la pandemia ci si è accorti che molte cose funzionano lo stesso anche senza spostare immense masse attraverso immensi spazi. Di questo forse si potrà fare tesoro. Parliamo però di piccoli contentini rispetto alla tragedia”.

Ci sarà una maggiore attenzione per l’ambiente dopo questa esperienza?
“Spero proprio di sì. Però bisogna ricordare ogni volta chi sono i veri responsabili. Se siamo bloccati in casa non dobbiamo prendercela con il governo che istituisce il lockdown. Dobbiamo puntare il dito contro gli speculatori che per questioni esclusivamente economiche hanno rotto il patto tra l’uomo e la natura. Un patto che era sempre stato rispettato fin tanto che la tecnologia non era molto sviluppata. Oggi è in mano a dei mascalzoni, se fosse in mano a persone responsabili saremmo in grado di fare un passo indietro e fermarci. Sto leggendo un bel libro di David Quammen che parla del pangolino, questo animale che viene cacciato in Africa e venduto in Cina. Parliamo di milioni di creature assassinate per essere commerciate e mangiate. Tutto questo perché? C’è un’unica risposta: soldi”. 

Come valuta i cambiamenti nel mondo dell’informazione? È stata fatta una buona copertura?
“È stata fatta molta confusione, che coincide però con la democrazia. Meglio quindi la confusione, che è un segno di salute, rispetto al sistema Putin o a quello degli stati arabi, dove va a fare le conferenze Renzi, che uccidono i giornalisti. Meno buona, a mio parere, è la questione della proprietà dei mezzi di informazione: se tre televisioni Mediaset prendono solo e soltanto la stessa strada orientata politicamente dal padronato, i risultati sono il negazionismo e la critica immotivata e sistematica del governo Conte. Il problema è che l’informazione non è abbastanza libera”.

La cultura e il mondo dello spettacolo sono riusciti a reinventarsi?
“La cultura e lo spettacolo stanno vivendo una grandissima crisi, basti pensare ai teatri e ai cinema chiusi. In questo periodo sono state create delle occasioni, come le riunioni su piattaforme online che hanno in parte supplito a quello che veniva a mancare. Mi auguro che quando si uscirà da questa situazione ci sia una rinascita della cultura che consenta non solo di tornare ai livelli precedenti, ma di superarli. Anche perché i livelli precedenti in Italia erano molto bassi”.

Come ha passato il Natale?
“È stato un buon Natale perché fortunatamente non ho avuto problemi particolari, specie rispetto a quelli che tanti altri hanno affrontato. Però è stato un Natale di “guerra”. Non oserei mai fare analogie tra la pandemia e la guerra, che è l’orrore allo stato puro, ma c’era un qualcosa di mesto e malinconico”.

Qual è stata per lei la lezione del Covid?
“La lezione che dobbiamo trarne è che bisogna fermare coloro che manomettono la natura. Fino a ieri nel peggiore dei casi si costruiva una diga sbagliata che causava un’inondazione, come nel Vajont, una tragedia orrenda ma limitata. Manomettere la natura oggi vuol dire invece creare delle pandemie dalle quali ci si può salvare solo con il lockdown. Il Covid è uno dei tanti virus che normalmente stanno buoni da una parte. Se però li andiamo a “sfrugugliare”, come diceva Totò, cercano un altro habitat e lo trovano nell’uomo”.

Edoardo Venditti


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4 febbraio, 2021

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