Viterbo – Riceviamo e pubblichiamo – Che la città sia abbandonata a sé stessa e che questa amministrazione sia fallimentare non solo nell’immaginare un futuro ma persino nell’ordinaria amministrazione è cosa sotto gli occhi di tutti, anche se per motivi vari ed eventuali (suppongo di appartenenza politica o di affetto personale) c’è ancora chi si ostina a negare l’evidenza.
Alfonso Antoniozzi
La lunga lista delle carenze amministrative e di come queste incidano sul decoro urbano, sulla vita economica della città e sulla vivibilità dei cittadini è stata ribadita a ogni piè sospinto in praticamente tutti i nostri interventi in consiglio comunale, accolta con sospiri e sorrisetti ironici, bollata come provocazione di un’opposizione che fa il mestiere suo, infilata in un apposito cassetto e dimenticata.
Quando proprio non si poteva fare a meno di ignorarla, si è ricorso al contentino della “raccomandazione”, ovvero la giunta dice “interessante, ne terremo conto” e poi tutto viene infilato comunque nel cassetto di cui sopra, ma in questo caso con sussiegosa gravità istituzionale.
Ci è voluta l’iniziativa della raccolta firme lanciata da Tusciaweb, che pure denunciava ogni giorno le medesime magagne sulle sue colonne, per cominciare a far comprendere alla maggioranza e al sindaco che esiste un nutrito gruppo di cittadini, oltre 5000 all’atto di scrivere questo pezzo e dopo solo sei giorni dal lancio della petizione, che non aderiscono all’hashtag #bravogiovanni che fiorisce nei commenti alle foto di tramonti, albe, teneri momenti familiari e tagli di nastri che impreziosiscono la pagina social del nostro primo cittadino.
E ora, che succederà? E’ pensabile che un’amministrazione cada solo perché lo chiede una petizione online, anche ponendo che questa raggiunga un volume di firmatari vertiginoso? Sì e no. Non è certo possibile che questo succeda in maniera automatica, non è così che funziona il nostro sistema democratico. Ma è possibile che la politica, una volta tanto, prenda spunto da quello che le succede intorno e agisca di conseguenza, e non sto parlando solo dell’opposizione ma anche, se non soprattutto, della maggioranza.
Perché promuovere una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Arena non avrebbe senso se non trovasse terreno fertile nei banchi di maggioranza. La quale maggioranza, sofferente di mali di pancia sotterranei sommessamente confessati nelle pause consiliari, farebbe forse bene a dare una scorsa ai firmatari della petizione e si accorgerebbe che molti nomi “insospettabili” hanno, a viso aperto e mettendo nero su bianco nome e cognome, sconfessato il loro voto di tre anni fa dando ai loro eletti un segnale piuttosto chiaro.
Se il coraggio non facesse loro difetto, se la logica prendesse il sopravvento sulle appartenenze, certi mal di pancia sotterranei potrebbero cominciare a trovare cura raggiungendo la consigliera Perlorca nella costituzione di un gruppo misto, disposto ad appoggiare cum grano salis e non più senza se e senza ma le decisioni della giunta.
Oppure, in un guizzo di consapevolezza, i partiti di maggioranza potrebbero cogliere l’occasione per salvare, oltre alla faccia, una possibile débâcle alle prossime elezioni e aiutare l’opposizione a staccare la spina a un’amministrazione talmente fallimentare ed esasperante da aver spinto, per la prima volta nella storia della città, un quotidiano ad organizzare una raccolta firme e migliaia di cittadini a sottoscriverla a viso aperto.
Insomma, se la petizione propone, sarà la politica a disporre, secondo le regole del sistema democratico. Mentre la politica decide quali pezzi muovere sulla scacchiera, la città continua a firmare com’è giusto e sacrosanto che sia: più firme arrivano, più sarà difficile negare l’evidenza anche per il politicante più ottuso e schierato.
Una raccolta firme che comunica agli eletti la temperatura basale degli elettori è uno strumento sacrosanto per ricordare a tutti noi che abbiamo l’onore e l’onere di amministrare che siamo seduti su quegli scranni in rappresentanza dei cittadini, e che sono i cittadini ad essere, per nostro tramite, sovrani. Non noi.
E certamente non, nei casi che per scelta fondante non appartengono al nostro movimento civico, il nostro capogruppo, il nostro senatore o deputato di riferimento, i nostri equilibri di governo nazionale o il nostro partito. Non so dunque cosa succederà né se la presa di coscienza da parte delle forze di maggioranza di cui parlavo poche righe sopra sia un’utopia o una realtà possibile. Nel dubbio, fossi in voi, continuerei a firmare.
Alfonso Antoniozzi
Consigliere comunale gruppo Viterbo 2020
Articoli: Superate le 5000 firme, una vittoria solo dei cittadini… – Let the sunshine in di Carlo Galeotti – Doriana Giacomelli: “Cari consiglieri, togliete la fiducia a una giunta fallimentare…” – Filippo Rossi: “Caro Arena, la tua Viterbo è più morta di quando era una città morta…” – Vittorio Galati (Lega): “La situazione è drammatica: cambiamo marcia, altrimenti meglio il voto…” – Valerio De Nardo: “E’ stata rotta una cappa di aria stagnante…” – Il sindaco Arena: “La petizione di Tusciaweb ha dato l’opportunità di manifestare il proprio punto di vista…” di Daniele Camilli – Trappolini: Dionigi e le petizioni… – Rita Pacella:“Ho firmato con gioia la petizione che propone la cacciata di questa amministrazione incapace e boriosa” – Erbetti (M5s): “Il sindaco Arena sbeffeggia opposizione e migliaia di cittadini…” – Che i morti seppelliscano i morti… di Carlo Galeotti – 4200 cittadini firmano per andare al voto e il sindaco prende anche per il culo… di Carlo Galeotti – Gruppo consiliare Pd: “Prima si porrà fine alla disastrosa esperienza politica di Arena e meglio sarà per tutti” – “La stampa non è destinata a servire coloro che governano, bensì quelli che sono governati…” di Carlo Galeotti – Barelli (Forza civica): “Poche duemila firme? Il sindaco dica quante servono e se si raggiungono se ne va…” – Frontini: “Viterbesi, tirate fuori il coraggio e metteteci la faccia” – Circolo Pd Viterbo: “Giunta senza nessuna credibilità, si vada alle elezioni subito…” – La città allo sbando, subito alle urne per eleggere una nuova amministrazione di Carlo Galeotti