– Le consultazioni le farà, partendo dai “buoni” per poi passare ai “cattivi”. L’agenda per i prossimi giorni del dimissionario sindaco Giulio Marini è fitta d’impegni. Nel tentativo più o meno disperato di rimettere insieme i cocci della sua maggioranza (video).
“Incontrerò – spiega il primo cittadino – prima quelli che hanno votato sì al bilancio, per capire se ci sono le condizioni e la volontà per proseguire, poi chi ha votato no a un atto fondamentale per il comune”.
Li convocherà o aspetterà che si presentino loro spontaneamente? “Se esiste la volontà di vederci – continua Marini – il sistema si trova, altrimenti no”. I numeri in consiglio comunale sono risicati: tredici consiglieri Pdl, tre della Lega e quello del sindaco. Ne mancano quattro per arrivare a 21. La maggioranza.
“Ci deve essere la volontà di raggiungerla – precisa Marini –, poi vorrei incontrare l’opposizione per mettere in campo un modello d’attività politica diverso”.
Comunque vada, in primavera si andrà al voto e c’è chi vede un Giulio Marini a capo di una lista civica. “Potrebbe essere – afferma senza tentennamenti il sindaco – l’idea mi stuzzica. Qualche osservatore della politica pensa che io l’abbia già costruita. Oggi mi manca l’entusiasmo, serve il confronto con una classe politica giovane. Una lista civica potrebbe essere l’occasione per ridare slancio alla mia attività politica”.
Faccia a faccia con Marini
Fuori dal Pdl. “Il partito deve avere più legami con il territorio, allargare i suoi orizzonti. Io rimango berlusconiano ma questo non significa rimanere nel Pdl ”. C’è chi la vede anche come assessore in Regione. “Può darsi, ma questo dipende dalla stima che la presidente Renata Polverini ha di me. E non da me”.
A proposito di Regione, con Francesco Battistoni, capogruppo Pdl, i rapporti come sono? “C’è stata una discrasia pesante. Francesco è stato e potrebbe essere mio fratello minore. Abbiamo passato altri momenti di difficoltà, ma sono convinto che esistano le basi per riallacciare un rapporto”.
Battistoni candidato sindaco di Viterbo? “Non glielo consiglierei”. E con l’assessora regionale Angela Birindelli? “Il rapporto è buono – continua Marini – ma forse l’abbiamo messa in difficoltà che ha dovuto superare.
La sua vita è cambiata in fretta, da dipendente ad assessora e noi non l’abbiamo aiutata molto. Forse abbiamo esagerato. Tuttavia la presidente Renata Polverini è soddisfatta, lei è molto attiva, è riuscita a distribuire risorse preziose sul territorio”.
Di Santucci che pensa? “Un grande amico che stimo”. Lo appoggerebbe se si dovesse candidare a sindaco di Viterbo? “Dipende dal versante politico che in teoria dovrebbe sostenerlo, vedo che l’Udc ha qualche difficoltà”. Lei uno come Marini invece lo voterebbe? “Sì, uno come Marini lo voterei” replce con un sorriso il sindaco. In famiglia suo figlio che le dice? “Di lasciare perdere. Quando ho annunciato le dimissioni in famiglia c’è stata una vera e propria festa”.
La bocciatura del bilancio se l’aspettava? “Non ho ostacolato il no. Doveva accadere, era un passaggio inevitabile”. Come se lo spiega? “Ci sono le elezioni – sottolinea Marini – ci sarà la campagna elettorale, quindi l’esigenza per qualcuno di ripresentarsi. La visibilità è importante”.
Si dice che lei sia un dittatore nel partito, decide senza consultarsi. “E’ vero, di solito la mattina mi alzo presto, mi affaccio dal balcone con gli stivali e arringo la popolazione” replica celiando Marini.
Quanto danno sta facendo il centrodestra a Viterbo con questa crisi? E con quale faccia vi presenterete alle elezioni? “La progettazione – sostiene Marini – non subirà arresti. Quei venti milioni di progetti andranno avanti, o con il sindaco o con il commissario. Semmai può incidere su eventuali scelte progettuali, lottizzazioni, anche se tutta questa richiesta non c’è.
Abbiamo 246 licenze edilizie non ritirate, significa minori introiti per il comune. La faccia, invece la perde la politica. Uscire bocciati è un danno per tutti”.
La situazione economica che ha trovato in comune, quanto dipende dal suo predecessore Gabbianelli?
“Le difficoltà sul Cev ci sono state, occorre capire se il controllo c’è stato o meno – continua Marini –. Oggi se sono dimissionario, la responsabilità è mia. Non di altri. Ogni amministrazione deve prendersi le sue.
Lo scivolone del 2007 andava tamponato, ma non c’era solo Gabbianelli e il modello delle partecipate era nazionale. Sembrava che fossero un mezzo politico per creare consenso. E non solo a Viterbo”.
Come lascia Marini, il 25 settembre o a fine mandato, il comune sotto il profilo economico? “La situazione finanziaria è ottimale, non ci sono difficoltà di tenuta, l’importante rimane il patto di stabilità”.
Ai viterbese cosa direbbe? “Amo questa città – conclude Marini – ho fatto tutto quello che ho potuto. Amo questa città, tranne la trascuratezza di certi cittadini. Dobbiamo stare insieme, come sollecitato dal vescovo. Se il sacrificio di Marini può essere utile a farli stare insieme, io il sacrificio lo faccio”.
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