Ugo Gigli, assolto due volte dopo la morte
Viterbo – Mobbing all’Ater, assolto con formula piena Ugo Gigli. Si tratta della seconda assoluzione “post mortem” per l’ex direttore delle case popolari, scomparso lo scorso 28 febbraio all’età di 81 anni.
Si è chiuso così, ieri pomeriggio davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini, il processo iniziato il 9 febbraio 2016 in cui Gigli era imputato di falso, diffamazione, soppressione di documenti, calunnia e abuso d’ufficio.
La prima assoluzione risale al 16 marzo ed è quella relativa all’altro processo scaturito dalla stessa inchiesta, in cui era imputato di truffa, abuso d’ufficio, falso e violenza privata, per una supposta gestione “personalistica” dell’azienda.
Questo era invece il processo scaturito dalle plurime denunce di Angela Birindelli, licenziata nell’aprile 2014 dopo ben 4 provvedimenti disciplinari e reintegrata il 7 dicembre 2017 dal giudice del lavoro.
Come già tre mesi fa, il difensore Enrico Valentini avrebbe potuto accontentarsi della dichiarazione di estinzione del reato per sopravvenuta morte dell’imputato, ma anche stavolta il legale ha voluto discutere nel merito, ottenendo l’assoluzione con la formula più ampia. Assolta anche la coimputata, un’impiegata delle case popolari accusata di abuso d’ufficio, difesa dall’avvocato Luca Paoletti.
“Soddisfazione massima, il collegio ha accolto tutto quello che ha detto la difesa, era tutto vero quello che faceva Gigli, il quale ha subito di tutto e di più – il commento a caldo dell’avvocato Valentini – sono contento e orgoglioso, anche se è un processo che mi lascia l’amaro in bocca, perché lui non lo ha potuto vedere. Sono contento di averlo difeso, sono contento di essere arrivato alla meta, perché è un processo che ho visto in embrione. Subiva perquisizioni tutti i giorni, il tribunale ha riabilitato non solo Ugo Gigli, non solo il suo operato, ma ha sconfessato tutte le ipotesi accusatorie in maniera tranciante: 530 primo comma, significa tanto, tanto, tanto, tanto”.
Fino all’autunno 2019 tra le parti civili c’erano anche l’ex assessora regionale all’agricoltura e ingegnere delle case popolari Angela Birindelli nonché lo stesso Ater. Alla fine è rimasta solo l’ex presidente Maria Gabriela Grassini, per una ipotesi di calunnia, mentre l’Ater figurava solo come responsabile civile.
Il difensore Enrico Valentini
La vicenda
Tutto nasce dalla vicenda, che ha fatto epoca, della Birindelli ingiustamente licenziata e poi riassunta, dopo il suo rientro in azienda al termine dell’esperienza politico-amministrativa con le dimissioni in blocco, a settembre 2012, della giunta Polverini. La professionista di Bolsena ha denunciato Gigli ben otto volte.
Al centro alcune contestazioni disciplinari elevate nel giugno 2013 da Gigli alla Birindelli, per presunti incarichi esterni che lei, nel 2008, avrebbe accettato senza le previste autorizzazioni. Autorizzazioni prodotte però dalla Birindelli, anche se Gigli, forte di due perizie calligrafiche, ha sempre sostenuto che le sue firme in calce fossero frutto di un copia-incolla.
Presunta vittima di mobbing da parte del superiore, la Birindelli, scaricata col licenziamento nell’aprile 2014 dopo ben 4 provvedimenti disciplinari, il 7 dicembre 2017 è stata reintegrata al suo posto dal giudice del lavoro, che ha dichiarato illegittimo il licenziamento.
Ugo Gigli è stato interrogato in aula il 9 ottobre 2019, spiegando il perché delle contestazioni. “Sono intervenuto quando ho saputo di un incarico della Birindelli a Soriano nel Cimino del quale non avevo avuto contezza, agendo come legale rappresentante dell’ente, altrimenti avrei legittimato a fare lo stesso anche gli altri dipendenti”, ha detto in tribunale.
Silvana Cortignani
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