Farnese – (sil.co.) – Cani ammazzati a bastonate e galline cui è stato spezzato il collo, riprenderà il 15 settembre con gli ultimi testimoni dell’accusa il processo ai fratelli Marco e Paolo Pira e al padre Antonio, la famiglia di allevatori d’origine sarda di Farnese, che la notte tra il 18 e il 19 febbraio 2015 si sarebbe vendicata in maniera feroce e brutale dell’ex sindaco Dario Pomarè per la riassegnazione dei terreni a uso civico.
Vittime una segugia maremanna e una jack russel ammazzate con un manico di zappa, mentre è riuscito ad avere salva la vita dandosi alla fuga un terzo cane, corso il giorno successivo incontro al suo padrone, ancora oggi disperato per l’orribile morte toccata agli altri.
L’udienza, fissata per le ore 16, si svolgerà nel pomeriggio.
Uno dei due cani dell’ex sindaco uccisi a bastonate (nei riquadri i Pira)
Padre e figli furono arrestati dai carabinieri per stalking, armi e altri reati nell’ambito dell’operazione “Terra madre” scattata all’alba del 28 luglio 2015. A distanza di sei anni il processo è tuttora in corso davanti al giudice Silvia Mattei. Nel frattempo i fratelli Pira sono stati nuovamente arrestati, lo scorso 12 dicembre, con l’accusa di detenere un fucile e una pistola (quest’ultima mai ritrovata) da destinare a due rapine in abitazione che avrebbero pianificato senza mettere a segno durante il lockdown della primavera 2020.
Dopo sei mesi di carcere, lo scorso 15 giugno sono stati rimessi in libertà dopo avere patteggiato 18 mesi e due anni, 11 mesi e 20 giorni, sempre davanti al giudice Mattei. Il 31 dicembre 2020 il tribunale del riesame, rigettando l’ultimo giorno dell’anno il ricorso della difesa contro la misura di custodia cautelare, ha sottolineato i precedenti relativi alla vicenda Pomarè, “sintomatici di una personalità spiccatamente incline alla violenza”. Dichiarando peraltro “inconferente il riferimento alle eventuali azioni ritorsive paventate nell’ordinanza impugnata ai danni di Dario Pomarè, trattandosi di fatti risalenti per i quali si sta svolgendo un processo presso il tribunale di Viterbo nel quale non sono stati denunciati inquinamenti probatori o minacce”.
“Cani ammazzati, una scena drammatica”
Tra i testi più significativi dell’udienza fiume che si è tenuta lo scorso 18 maggio un ex indagato, un 42enne del posto la cui posizione è stata archiviata, amico dei Pira che, sollecitato dall’avvocato di parte civile del’ex sindaco, Elisabetta Centogambe, ha ammesso: “Marco mi ha chiesto una mano per fare un dispetto a Pomarè”. Conosciuto in zona come un valido potatore, il 42enne ha detto di possedere due motoseghe, una arancione e una rossa. Rossa come le tracce di vernice lasciate sui ceppi dei circa 160 olivi del sindaco decapitati.
Circostanza confermata dall’ex comandate della locale stazione dei carabinieri Fedele Abbadessa, il quale ha parlato di una “scena drammatica”. “Anche al vicesindaco l’anno prima, l’8 aprile 2014 erano stati tagliati gli olivi e incendiata l’auto, ma sul terreno devastato della campagna di Pomaré ci siamo trovati davanti anche due cani ammazzati a bastonate e sei galline cui era stato spezzato il collo”, ha spiegato il militare, raccontando i particolari più raccapriccianti.
Razzie di agnelli nelle campagne dell’Alta Tuscia
Tra le presunte vittime di furti e ritorsioni dei Pira, sono sfilati a maggio davanti al giudice anche diversi agricoltori della zona. Al centro delle deposizioni anche i furti a raffica di agnelli, 28 in meno di un anno a una sola delle parti offese.
A un altro, invece, ad aprile 2015, una volta è stato rubato un agnello e un’altra due taniche di gasolio agricolo: “Ma hanno anche messo del liquido antigelo nella pompa del trattore, così quando l’ho messo in moto non è partito e sono dovuto andare dal meccanico che ha trovato il refrigerante nella pompa e ha dovuto ripararlo”.
Un altro agricoltore – cui è stato rubato un trattore con rimorchio del valore di 13mila euro carico di 50-60 quintali di sementi per il bestiame del valore attorno ai 12mila euro – ha invece affrontato Pira padre, oggi 78enne, in un bar di Latera, dopo che i carabinieri hanno ritrovato il mezzo ribaltato in una cunetta verso Valentano gravemente danneggiato, perché gli restituisse un pezzo mancante. Le sementi, invece, i militari l’hanno ritrovate in un terreno incolto dei Pira vicino al lago di Mezzano, sotto gli alberi, seminascoste da un telone blu, mentre le stavano insaccando.
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