Tribunale – Nel riquadro Massimo Cuneo
Tuscania – Il sindaco di Tuscania, Fabio Bartolacci, testimone dell’accusa alla ripresa del processo contro l’ex comandante della locale compagnia dei carabinieri Massimo Cuneo.
Una ventina i testimoni, la maggior parte carabinieri, ascoltati ieri nel corso di un’udienza fiume, che ha impegnato tutta la mattinata davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei.
L’ufficiale, arrestato l’11 marzo 2015 per fatti avvenuti tra il 2013 e il 2014, imputato di peculato, rivelazione di segreto d’ufficio e falso, è difeso dall’avvocato Fabrizio Ballarini del foro di Viterbo e dal collega Pierluigi Mancuso del foro di Roma. Parte civile il comune di Tuscania.
Il sindaco Bartolacci: “Una cortesia istituzionale”
Bartolacci, nonostante la pm Paola Conti abbia fatto sentire in aula l’audio “compromettente” di cinque telefonate (più una sesta relativa a un impianto di compostaggio), ha negato di sapere il perché dell’allerta lanciato dall’ufficiale nella tarda mattinata del 13 maggio 2014, alla vigilia delle elezioni, a uno dei suoi candidati consiglieri. Ha detto e ribadito, l’allora aspirante sindaco, di non sapere che fosse relativo alla perquisizione che sarebbe stata effettuata di lì a breve, alle 13,40, a casa di un altro candidato della sua lista la cui moglie era stata denunciata per furto di preziosi da una coppia dove faceva le pulizie (Maxifurto di gioielli a casa di amici, condannata a otto mesi e a un risarcimento di oltre 23mila euro).
“Mi ha chiamato Cuneo, ha detto che deve procedere, sta cosa sta uscendo, vuole vedere te, ti aspetto, andiamo a casa sua”, dice l’interlocutore a Bartolacci, che gli risponde “è un macello”. Il sindaco dice di avere saputo di cosa si trattava solo una volta giunto a casa del comandante: “Ho preso la rivelazione come una ‘cortesia istituzionale’ per la possibile compromissione del risultato elettorale”.
La perquisizione e il fax smarrito
Cuneo, secondo la pm Conti, avrebbe fatto “pressioni” perché le parti offese rimettessero la querela. Sulla vicenda avevano indagato i militari della stazione di Tuscania, dopo la denuncia delle vittime, cui il 7 maggio era stata rubata una delle fedi del matrimonio, l’ultimo di una serie di oggetti sottratti dall’abitazione, recuperata presso un compro oro di Tuscania, assieme alle prove fotografiche che, nel tempo, la sospettata si era venduta altri oggetti degli stessi proprietari.
“Il 13 maggio 2014, il pm Franco Pacifici ha accolto la richiesta di perquisizione, inviando alle ore 11,48 il decreto al fax della centrale operativa, che a me però non è stato consegnato, per cui è passato del tempo perché sono venuto a prenderlo in procura. Alle 13.40, non appena rientrato, è scattata la perquisizione”, ha spiegato l’allora vicecomandante, interrogato dalla pm sul fax smarrito.
Il sindaco di Tuscania Fabio Bartolacci
Dall’auto civetta alla Punto di servizio con autista
Secondo l’accusa, l’imputato avrebbe fatto un uso personale della Renault Megane bianca con targa di copertura destinata al Norm per il servizio in borghese, ma “autorizzata dal comandante di volta in volta per il solo trasporto dei collaboratori di giustizia”.
Tutti i testimoni hanno concordato che Cuneo la utilizzasse spesso, da solo, facendo anche 200 chilometri, senza specificare orari e itinerario nel foglio di marcia.
“Una volta che un vicebrigadiere gli chiese dove fosse stato, gli ha detto di farsi gli affari suoi, per cui lui ha messo ‘sede giurisdizione'”, ha detto un teste. Tre-quattro volte, inoltre, come confermato dall’autista, si sarebbe fatto accompagnare dall’autista con la Punto di servizio presso la sua casa nel centro storico di Orbetello, disabitata dopo la morte dei genitori.
Carabinieri usati come manovali
Sono tre i militari dell’aliquota radiomobile che tra gennaio e aprile 2013, su disposizione di Cuneo, sarebbero stati impiegati come muratori-idraulici-elettricisti nei lavori per la copertura di un terrazzo della caserma, affittata dal Comune (parte civile) al ministero dell’interno, da destinare a ufficio del comandante.
“Io ho ubbidito, anche se con loro avrei fatto più servizi e più risultati – ha detto il comandante dell’aliquota – venivano in borghese e li vedevo sporchi di cantiere e con gli attrezzi in mano”.
“Un imprenditore fiancheggiatore dei Casamonica”
I militari dell’aliquota radiomobile vrebbero supportato le “ditte della zona” che, secondo una nota del 6 novembre 2012 di Cuneo, avrebbero operato “a titolo gratuito” . “Una sorta di beneficienza”, ha detto la pm Conti, anche se un imprenditore ha poi presentato il conto all’amministrazione Bartolacci che, costituitosi parte civile, ha passato virtualmente la palla al predecessore.
“Tra gli imprenditori ce n’era uno indagato come fiancheggiatore del clan dei Casamonica”, ha detto un carabiniere. Ma non è noto che fine abbia fatto l’inchiesta. Per lo più imprese locali, ma anche di Civitavecchia, Montalto di Castro e di Canino. “Anche la caserma di Canino sarebbe stata ristrutturata a titolo gratuito”, è emerso, ma sarebbero state solo “chiacchiere”.
Vietato controllare le donne alla guida
Un particolare curioso. Alla domanda della pm se Cuneo desse delle direttive precise, un militare ha risposto: “Ad esempio c’era la direttiva di non controllare i conducenti di sesso femminile, ma non so perché”, è emerso nel corso della lunga serie di interrogatori.
Sapeva tenere la disciplina, il comandante. “Era un capitano che si faceva rispettare”, hanno detto i suoi ex sottoposti. E ancora: “Era molto puntiglioso, un ufficiale modello nel governare il personale, aveva un carattere molto autoritario, voleva avare il controlllo”. “Io personalmente ho avuto numerosi richiami e rimproveri, non c’era il contatto umano”, ha sottolineato un teste.
Il processo riprenderà il prossimo 19 aprile. C’è poi il famoso “Cuneo bis” (Uso “disinvolto” dell’auto di servizio, raffica di testimoni contro l’ex comandante Massimo Cuneo) che entrerà nel vivo il 21 maggio.
Silvana Cortignani
L’avvocato Fabrizio Ballarini
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564PRIVACY POLICY