Tribunale di Viterbo nel riquadro, Massimo Cuneo
Tuscania – “Soffiata sulla perquisizione? Massimo Cuneo voleva arrestare la moglie del candidato”. Tra i testi dell’accusa anche l’allora comandante della stazione di Tuscania. Ma al momento del blitz “la donna stava per inviare un messaggio… “. Ieri udienza straordinaria del processo a carico di Massimo Cuneo, ufficiale imputato di peculato d’uso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, truffa e falso in concorso. Il militare fu arrestato, l’11 marzo 2015, per fatti avvenuti tra il 2013 e il 2014.
Parte civile il comune di Tuscania, assistito dall’avvocato Luca Paoletti. Con Cuneo è imputata anche l’imprenditrice Marinella Menichetti, difesa da Emilio Lopoi. L’ufficiale ieri era presente in aula con entrambi i difensori, Pierluigi Mancuso del foro di Roma e Fabrizio Ballarini. Sono stati sentiti una ventina di testimoni davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei, a latere Elisabetta Massini e Giacomo Autizi.
Tuscania – La caserma dei carabinieri
Con l’allora comandante della stazione di Tuscania si è tornati a parlare della perquisizione del 13 maggio 2014, a ridosso delle elezioni, a casa della moglie di un candidato della lista del futuro sindaco Fabio Bartolacci che si era scoperto avare veduto oro rubato a un compro-oro.
Il militare è stato sentito sia sulla circostanza del famoso fax del decreto di perquisizione inviato dalla segreteria del pm Franco Pacifici (smarrito in caserma e mai più ritrovato, tanto che per recuperarne una copia dovette venire in tribunale in fretta e furia il vice), sia sul blitz a casa dell’indagata sospettata di avere sottratto orologi, argenteria, preziosi e materiale hi-tech nell’abitazione di un imprenditore del posto che aveva sporto denuncia.
Secondo l’accusa, l’interessata avrebbe saputo in anticipo della visita dei carabinieri. “Al nostro arrivo, la donna stava spedendo un sms a una nipote, che noi abbiamo bloccato, in cui c’era scritto ‘dì che l’orologio è tuo’. Infatti abbiamo trovato un orologio, oltre a argenteria e a un tablet”. “Il fax – ha spiegato – era adiacente all’ufficio del comandante”. Interrogato dalla difesa, il maresciallo ha però rivelato anche che “Cuneo l’avrebbe voluta arrestare, lo aveva anche chiesto al pm”, tracciando il ritratto di un comandante molto operativo e interessato a quello che accadeva.
In merito alla conoscenza da parte dei vertici dell’arma dei pubblici amministratori locali e aspiranti tali: “In un piccolo centro ci si conosce tutti, è normale. Qualche giorno dopo, ricordo che accompagnai io, con la Punto grigia, Cuneo e Brachetti a Marta per un aperitivo e li sentii parlare della perquisizione”.
La pm Paola Conti
La mattinata se ne è andata per parlare prevalentemente dei lavori di ristrutturazione alla caserma di Tuscania, di proprietà del Comune, per il cui affitto il ministero dell’interno paga 33mila euro l’anno.
A partire dalla tinteggiatura e lavori termo-idraulici all’alloggio di servizio del comandante della stazione, sostenuti dal comune ed eseguiti nei primi mesi del 2013. Secondo l’accusa dall’impresa di un romeno che non sarebbe stato in regola col Durc, quindi liquidati dalla pubblica amministrazione a un’altra ditta per superare l’ostacolo. Il Comune, che non avrebbe fatto sopralluoghi per controllare la regolarità del cantiere, avrebbe inoltre liquidato 500 euro a un’attività commerciale del posto per l’acquisto di materiali.
Poi la famosa copertura della terrazza, da destinare a ufficio del comandante, per l’ampliamento della centrale operativa. Lavori autorizzati dal Comune, ma non a titolo oneroso, che in teoria avrebbero dovuto essere effettuati in proprio. Cuneo, in un atto datato 6 novembre 2012, disse che sarebbero stati eseguiti gratuitamente da società della zona: sempre secondo l’accusa, sarebbero stati materialmente svolti da alcuni carabinieri. Per l’acquisto dei materiali, una ditta edile ha però presentato successivamente una fattura di 2600 euro al comune, che ha rigettato la richiesta di pagamento.
Tra i testi diversi dipendenti comunali e anche l’ingegnere responsabile del procedimento. Al centro, in particolare, la determina 226 del 4 marzo 2013 con cui si disponevano pagamenti a una ditta per lavori pregressi, tra i quali sarebbe stata compresa anche la tinteggiatura dell’alloggio di servizio del comandante della stazione, rientrante tra i lavori di manutenzione straordinaria a carico del locatore. “Firmai io la determina, anche su pressione dell’allora sindaco, che mi aveva invitato a trovare una soluzione”, ha detto l’ingegnere.
Nessun rimborso, invece, sarebbe stato elargito a un’altra impresa per i materiali per la copertura del terrazzo. Nonostante la lettera del 12 gennaio 2015 firmata dallo stesso Cuneo, in cui l’ex comandante confermava l’acquisto per i lavori in caserma. Motivo: non sarebbero stati lavori a carico dell’ente, ma materiali e manodopera sarebbero stati a carico della caserma.
Silvana Cortignani
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