Milano – “Spero che con la pandemia si sia effettivamente capito quanto lo sport sia fondamentale soprattutto per i ragazzi, e mi auguro che chi ci governa abbia compreso l’importanza di ristrutturare le palestre, di costruirne dove non ce ne sono e di dare maggiori spazi ad allenatori e tecnici”. L’ex cestista e dirigente sportivo Dino Meneghin non ha dubbi sulla necessità di rivolgere maggiore attenzione all’attività fisica, spesso troppo sottovalutata in Italia.
Meneghin è stato uno dei più importanti giocatori di basket a livello mondiale, tanto da diventare nel 2003 il primo professionista italiano a entrare nel Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, il miglior riconoscimento internazionale alla carriera che un giocatore possa ricevere. Con la nazionale italiana ha partecipato a quattro Olimpiadi, vincendo anche un argento ai giochi di Mosca 1980. Lui, che di sport se ne intende, ripercorre con Tusciaweb quello che è stato il 2021 dal punto di vista sportivo, un anno che ha portato in dote molti successi all’Italia. In molti lo ha definito “l’anno d’oro dello sport italiano”, che al di là delle vittorie potrebbe rappresentare il punto di partenza per una seria riflessione sull’importanza dello sport nella società.
Dino Meneghin
Meneghin, all’inizio del 2021 il mondo dello sport amatoriale era a terra con piscine e palestre chiuse da mesi. Com’è la situazione adesso?
“Mi sembra che il mondo dello sport amatoriale si stia piano piano riprendendo. Con tutte le preoccupazioni del caso e fra mille difficoltà, certamente, ma nel 2021 si è comunque fatto qualcosa in più rispetto all’anno scorso. Per la gioia di tutti gli atleti dai più giovani ai più grandi, delle società sportive e degli allenatori”.
La pandemia e le restrizioni anti Covid hanno portato, come rovescio della medaglia, a una maggiore consapevolezza dell’importanza dello sport nella vita di tutti i giorni?
“Spero che con la pandemia si sia effettivamente capito quanto lo sport sia fondamentale. Soprattutto per i più giovani, che senza attività fisica potrebbero accumulare un eccesso di energia con il rischio poi di sfogarlo in mille altri modi, anche negativi. Mi auguro dunque che chi ci governa abbia compreso l’importanza di ristrutturare le palestre, di costruirne dove non ce ne sono e di dare maggiori spazi ad allenatori e tecnici. Ripeto, non tanto per cercare nuovi campioni. Ma per far avvicinare i nostri ragazzi allo sport e combattere problemi importanti come l’obesità e il bullismo”.
Il 2021 è stato un anno di grandi successi sportivi per l’Italia. Può essere una spinta per un ruolo sempre più centrale dello sport nella società?
“I successi della scorsa estate, tra Olimpiadi, Europei e Mondiali, sono sicuramente il frutto di tanti anni di lavoro. Certi risultati non si inventano dall’oggi al domani. E sono assolutamente convinto che molti giovani si avvicineranno al mondo dello sport grazie agli esempi che hanno visto in televisione. Con la giusta organizzazione, con i progetti ben studiati e gli impianti sportivi attrezzati, si può permettere a tutti la possibilità di fare più attività fisica. Con tutti i benefici che ne conseguono”.
Nel nostro paese c’è sempre il rischio che al termine di importanti manifestazioni come le Olimpiadi di Tokyo 2020 si spengano i riflettori su molti sport che non siano il calcio. Cosa si può fare per mantenere stabile l’attenzione anche verso le altre discipline?
“Questo dipende esclusivamente dalla volontà dei dirigenti Rai, Mediaset e dei vari canali che si occupano di sport. Sono loro che decidono il palinsesto, quali sport mandare in onda e quali relegare in canali meno visibili. Sicuramente da parte loro servirebbe un po’ più di buona volontà affinché si trovino spazi non solo esclusivamente per il calcio. Dare visibilità anche agli altri sport significa concedere loro la possibilità di essere pure maggiormente praticati. Faccio un esempio. Alcuni anni fa stavo guardando una gara di marcia in televisione insieme a mio figlio Andrea, che era ancora piccolo. Ricordo che mio figlio era rimasto molto colpito dal modo in cui camminavano i marciatori e per tre giorni ha girato per casa cercando di imitare il loro passo. Andrea poi non ha continuato a fare marcia, ma è stata un’esperienza che lo ha colpito emotivamente. Tutto questo per dire che se i nostri ragazzi vedono in televisione anche altri sport e altri campioni, potrebbero volerli imitare. O quanto meno provare a capire se quello che hanno visto fa per loro o no. Se invece si trasmette sempre e solo calcio, finisce poi che si disimpara tutto il resto”.
Lei ha partecipato a quattro edizioni delle Olimpiadi, vincendo anche un argento ai giochi di Mosca 1980. Quest’anno c’era l’emergenza Covid, ma l’estate dell’80 è stata quella della strage di Ustica e dell’attentato alla stazione di Bologna, avvenuto tra l’altro il giorno prima che si concludessero i giochi. Cosa provano gli sportivi in queste drammatiche occasioni? Si avverte la responsabilità di regalare successi al proprio paese così da tirare su il morale collettivo?
“Noi sportivi pensiamo spesso di vivere in una sorta di bolla positiva che crea entusiasmo tutto intorno a noi. Poi però accadono questi eventi tragici, che ci riportano alla cruda realtà. In queste situazioni il nostro compito è di svolgere le attività sportive cercando, ognuno nel limite delle proprie possibilità, di far svagare chi ci segue. Lo sport aiuta forse in questo modo a lenire, anche se marginalmente, il pensiero doloroso delle tragedie. Ma non sempre è possibile, perché poi le tragedie e i lutti rimangono”.
All’inizio al 2021 c’era il governo Conte, ora c’è quello Draghi da quasi un anno. Come giudica l’operato dell’attuale esecutivo? E che ne pensa di una possibile elezione di Mario Draghi a presidente della repubblica?
“Io Mario Draghi lo lascerei dov’è. È una persona di valore assoluto, sa come lavorare bene e lo ha dimostrato in tutti questi mesi. Abbiamo bisogno di una persona competente come lui cha lavori sul campo. Il presidente della repubblica è invece una figura istituzionale. Di grandissimo rispetto e importanza, per carità, ma a mio avviso è di secondo piano rispetto al presidente del consiglio. Finalmente abbiamo un primo ministro che ha competenze e soprattutto rispettabilità. Speriamo dunque che rimanga lì fin quando ne ha voglia (ride, ndr), perché altrimenti ritorneremmo alla solita lotta tra partiti che vogliono mettere lì il loro uomo senza sapere se sia capace di governare bene o meno”.
Cosa ci ha insegnato il 2021? E cosa si aspetta dal 2022?
“Il 2021 ci ha mostrato ancora una volta quanto siano importanti la salute e la libertà. Ce ne siamo accorti già durante il lockdown dello scorso anno, con amici e parenti che purtroppo morivano di questa terribile malattia e con le restrizioni alla nostra libertà. E le limitazioni le viviamo anche adesso con le mascherine indossate e il dover fare il vaccino per cercare di arginare questo terribile virus. Il 2021 ha quindi confermato che il ministero più importante è quello della salute, perché senza un efficiente sistema di salute pubblica crolla tutto, dalla libertà personale al mondo produttivo. Per quanto riguarda invece il 2022, mi auguro chiaramente che questa pandemia finisca, anche se temo purtroppo che sarà ancora lunga. Servirà ancora prudenza e grande attenzione nella nostra vita di tutti i giorni”.
Edoardo Venditti
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