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Bilancio di fine anno 2021 - Salute - Intervista ad Antonio Maria Lanzetti, presidente dell'ordine dei medici di Viterbo: "La pandemia ci sta insegnando che la medicina territoriale va potenziata"

“I non vaccinati mi fanno molta rabbia, giusto sospendere i medici no vax”

di Raffaele Strocchia
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Viterbo – “Il 2021 è stato un anno migliore del precedente, ma ora la situazione dei contagi è tornata a essere preoccupante. Nel 2022 che ci aspetta? Nulla di nuovo purtroppo, perché non ci libereremo facilmente del Covid… almeno finché l’80% della popolazione mondiale non sia vaccinata”. E sui no vax. “Mi fanno molta rabbia, ma sono pronto a curarli con tutto il mio impegno. I medici non vaccinati, che sono di più di quelli segnalati dalla Asl, è giusto che restino a casa”. L’impatto della pandemia sul sistema sanitario. “Sta evidenziando e amplificando le sue fragilità e ci sta dicendo che la medicina territoriale va potenziata”. Intervista di fine anno ad Antonio Maria Lanzetti, presidente dell’ordine dei medici di Viterbo.


Antonio Maria Lanzetti, presidente dell'ordine dei medici di Viterbo

Antonio Maria Lanzetti


Che anno è stato il 2021?
“Migliore del 2020 ma sempre molto pesante. I cittadini, che sono anche disorientati per le scarse, frammentarie e discordanti informazioni che arrivano, trovano conforto soprattutto nei medici di famiglia che li devono gestire tra mille difficoltà interpersonali dovute alle mascherine e al distanziamento per evitare il sovraffollamento degli ambulatori. Ci sono poi le normative sulla pandemia che vengono aggiornate in continuazione, ma con le strutture che le dispongono e che dovrebbero informare il più possibile sulle cose da attuare ci sono spesso difficoltà comunicative”.

Il Covid sta mettendo in evidenza la fragilità del sistema sanitario?
“Non solo le sta mettendo in evidenza, ma le sta amplificando. Il virus ha scardinato un sistema già non perfetto, ma alcune imperfezioni erano rimaste nascoste perché non c’erano mai state quelle esigenze estreme di cui oggi abbiamo bisogno. Con il Covid è cambiato tutto ed essere medico è diventato molto più stressante. Sul fronte delle vaccinazioni, ad esempio, ci sono sovrapposizioni e discordanze normative e spesso dobbiamo gestire casi e situazioni che le norme non prevedono: sono zone d’ombra difficili da interpretare. È cambiato anche il rapporto con i pazienti, che è sempre stato empatico e diretto ma ora trova grosse difficoltà nell’essere attuato”.

Come dovrà cambiare la sanità dopo la pandemia?
“Dovrà esserci maggior riguardo verso la medicina territoriale, che deve diventare il filtro reale, concreto e fondamentale dove curare il paziente. Serve un potenziamento attraverso investimenti e medici, che mancano numericamente. Ai medici di famiglia dovranno essere affiancate altre figure sanitarie, come quelle appartenenti alla medicina territoriale della Asl”.

A livello pandemico la situazione non sembra essere delle migliori…
“È tornata ad esserci preoccupazione per quanto riguarda i contagi ma con la vaccinazione è stata attenuata la sintomatologia e il ricorso ai ricoveri, soprattutto in terapia intensiva. Il numero delle persone positive, invece, sta salendo importantemente. C’è la variante Omicron, un domani chissà quale sarà… Le varianti ci sono, aumentano e ci trovano impreparati. Ma ribadisco: grazie alla grande campagna di vaccinazione, fortunatamente la sintomatologia è molto più attenuata e l’intasamento ospedaliero ridotto”.

La variante Omicron è più contagiosa delle precedenti. Quale è il suo impatto sul sistema sanitario?
“Quello di appesantire ulteriormente il lavoro dei medici di famiglia, perché ci sono più pazienti da gestire e curare a domicilio che in ospedale”.

Anche a fronte della nuova mutazione, perché è importante vaccinarsi?
“Perché ci salva. Io credo nel vaccino, che ha un’importanza fondamentale sulla gravità dei sintomi”.

Non le fa rabbia che ci sia ancora chi non è vaccinato?
“Personalmente molta, perché è l’elemento debole che fa sì che dopo un po’ la catena si rompa. Ma sono un medico e se necessario sono pronto a curare queste persone con tutto il mio impegno”.

L’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio d’Amato, aveva detto: “I no vax si dovranno pagare il ricovero in terapia intensiva”…
“È una strada, un deterrente. Ma non essendoci ancora l’obbligo vaccinale, pur non capendo chi non si vaccina, come medico devo rispettarlo e curarlo se necessario”.

L’obbligo c’è per alcune categorie, tra cui quella dei sanitari. E se non si vaccinano scattano le sospensione. Cosa ne pensa?
“È giusto che per i medici, come per tutti coloro che svolgono professioni a contatto con l’utenza, ci sia l’obbligo del vaccino. Chi non vuole farlo è liberissimo nella sua scelta ma resta a casa. Massima libertà, ma non si può permettere che rischi di contagiare gli altri. La sospensione è quindi un’ovvia conseguenza della non vaccinazione”.

A quanto ammonta il tasso di medici non vaccinati nella Tuscia?
“Stiamo ancora facendo il censimento. All’ordine risultano diversi medici non ancora vaccinati ma non segnalati dalla Asl che finora ha trasmesso solo cinque nominativi, quattro dei quali sono poi stati ritirati. Ufficialmente, quindi, ad oggi c’è un solo medico non vaccinato. L’ordine però è a conoscenza di altri medici no vax non segnalati”.

Prima ha detto: “Dopo la Omicron chissà quali altri varianti ci saranno”…
“Il mondo è diventato un’unica casa. L’Africa, un continente intero dove è vaccinato solo l’1% della popolazione, è un cluster di grandissimo livello che ovviamente si diffonde. La variante Omicron è stata portata in Italia da persone che in Africa ci lavorano. Le mascherine, il distanziamento, le vaccinazioni sono importantissime ma non sono strumenti definitivi affinché almeno l’80% della popolazione mondiale non sia vaccinato. Per il Covid l’autodebellamento come con la Spagnola difficilmente avverrà, perché nel 1900 le comunicazioni internazionali erano estremamente limitate”.

Insomma, le prospettive per il 2022 non sono delle più rosee…
“Non ci libereremo facilmente del Covid e non lo faremo in poco tempo. C’è da lavorare ancora molto e dobbiamo farlo tutti insieme, dal più grande al più piccolo. Nessuno si salva da solo. Servono buon senso, impegno e investimenti”.

Raffaele Strocchia


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29 dicembre, 2021

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