Viterbo – (sil.co.) – Giudice incompatibile, salta l’unificazione dei due processi a carico dell’ex comandante della compagnia carabinieri di Tuscania Massimo Cuneo.
Il collegio ha rinviato l’adempimento al prossimo 27 aprile, quando saranno ascoltati anche gli 8 testimoni che avrebbero dovuto deporre ieri, quattro per ciascun procedimento.
Cuneo, difeso dagli avvocati Fabrizio Ballarini del foro di Viterbo e Pierluigi Mancuso del foro di Roma, è imputato di peculato d’uso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio.
Viterbo – Tribunale – Nel riquadro Massimo Cuneo
Dopo un lungo tira e molla tra accusa e difesa, si va verso l’unificazione dei due processi a carico dell’ufficiale.
Clamoroso fu il suo arresto, l’11 febbraio 2015, quando già da diversi mesi era stato promosso maggiore e trasferito a Roma. Il primo processo è iniziato il 5 giugno 2018, mentre il cosiddetto “Cuneo bis” si è aperto il 9 settembre 2020. I fatti risalgono al 2013.
Complice il recente avvicendamento di magistrati che si è verificato al tribunale del Riello, e le conseguenti incompatibilità che si stanno verificando in sede dibattimentale, ieri ancora una volta il collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini ha dovuto disporre un rinvio ad altra data.
Il pubblico ministero Paola Conti
Il “Cuneo bis” si è aperto il 9 settembre 2020 dopo che il tribunale militare di Roma ha rinviato per competenza alla magistratura ordinaria la decisione relativa a ulteriori accuse di peculato per il presunto utilizzo – 12 gli episodi contestati, che si aggiungono ai 5-6 casi precedentemente accertati – dell’auto di servizio per scopi personali e di uso improrpio di personale interno per lavori di ristrutturazione della caserma di proprietà del Comune di Tuscania.
L’inchiesta della pm Paola Conti è nata per caso.
Cuneo, che ha lasciato la Tuscia nell’estate 2014 per un incarico al ministero delle politiche agricole, intercettato per altri motivi, si sarebbe tradito rivelando ad alcune ditte viterbesi – aziende agricole, caseifici e similari – che ci sarebbero stati degli accertamenti, invitando i titolari a mettersi in regola.
Motivo per cui è finito indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. Le indagini si sono poi ampliate, fino a sfociare addirittura in due processi. Imputata anche una imprenditrice. Parte civile il Comune di Tuscania. Salvo ulteriori imprevisti, se ne riparla fra cinque mesi.
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