Viterbo - Il giudice Stefano Pepe ha rinviato a giudizio tutti gli otto indagati - Birindelli: "Una manovra politica contro di me"
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 Angela Birindelli |
 Paolo Gianlorenzo |
 Il pm Massimiliano Siddi |
Viterbo – Tutti rinviati a giudizio.
E’ la decisione del gup Stefano Pepe, letta alle 18,45, dopo un’ora e un quarto di camera di consiglio.
Il processo per la macchina del fango e la vicenda Vinitaly inizierà il 5 luglio 2016. Imputati: l’ex assessore regionale all’Agricoltura Angela Birindelli; i giornalisti Paolo Gianlorenzo e Viviana Tartaglini; l’ex direttore dell’assessorato regionale all’Agricoltura Roberto Ottaviani; l’ex commissario Arsial Erder Mazzocchi; l’imprenditore Giuseppe Fiaschetti; la dipendente Asl Sara Bracoloni e il funzionario dell’Agenzia delle entrate Luciano Rossini.
E’ l’uragano scoppiato nel 2012, in un doppio filone d’inchiesta: da un lato, secondo il pm Massimiliano Siddi, la giornalistica “macchina del fango” di Paolo Gianlorenzo e le manganellate mediatiche con secondi fini (come massacrare i nemici degli amici o ottenere vantaggi personali come ipotetici posti di lavoro); dall’altro, la realizzazione del padiglione del Lazio al Vinitaly, affidata a presunte ditte amiche dell’ex assessora Birindelli. Per i loro avvocati, un attacco alla libertà di stampa nel caso di Gianlorenzo e accuse che non stanno in piedi per la Birindelli, che non conosceva neppure Giuseppe Fiaschetti, suo presunto ‘imprenditore amico’, riconducibile all’azienda che curò la comunicazione per il Vinitaly Lazio nel 2011.
In aula, Birindelli, Bracoloni, Rossini e uno stuolo di avvocati che per un paio d’ore hanno discusso davanti al gup, chiedendo il non luogo a procedere. E per le accuse di falso e ingiurie, rispettivamente rivolte a Gianlorenzo e Tartaglini, non si procederà: entrambi i reati sono stati depenalizzati.
Solo Birindelli e Bracoloni hanno parlato. L’ingegnera si è difesa per mezz’ora dalle accuse di peculato, per l’utilizzo privato dell’auto di servizio quand’era assessora regionale, e abuso d’ufficio e tentata concussione, per l’accanimento contro il dipendente Arsial Stefano Bizzarri. Erano gli unici due capi di imputazione per i quali si era avvalsa della facoltà di non rispondere a un primo interrogatorio col pm. Ma risponde anche di corruzione e tentata estorsione.
Birindelli ha smentito di aver accompagnato il figlio a scuola con l’auto di servizio, negando qualunque utilizzo privato della macchina istituzionale; il 17 marzo 2012 era andata a un incontro con l’allora sindaco di Viterbo Giulio Marini alla sede del Pdl in via Gargana per parlare del rimpasto di giunta, di Talete e Cobalb. Incontro “prettamente istituzionale”, ha precisato: alla sede di via Gargana Birindelli avrebbe avuto un ufficio di rappresentanza dove riceveva amministratori ed esponenti del mondo agricolo.
Quanto al dipendente Arsial Stefano Bizzarri, del quale Birindelli avrebbe ‘chiesto la testa’ per telefono all’ex commissario Arsial Erder Mazzocchi (anche lui indagato), l’ex assessora ha detto di aver agito per anomalie nell’organigramma dell’agenzia regionale. La posizione di Bizzarri e di altri 39 dipendenti era decaduta dal 29 febbraio 2012. Da qui, la contrarietà dell’allora assessora alla presenza di Bizzarri a un workshop fissato per i primi di marzo.
Per lei, “un processo politico. Non nel senso di una magistratura politicamente orientata – ha spiegato fuori dall’aula -; intendo una manovra voluta da miei avversari di partito che, pur di attaccarmi, hanno spostato il dibattito politico in tribunale. Una montagna che ha partorito il topolino, per quanto mi riguarda, e denunce strumentali al solo scopo di danneggiarmi. Evidentemente c’erano traffichini di palazzo che pensavano di aver vinto la poltrona di assessore per concorso pubblico. Io non ho niente da nascondere e ho fiducia nella magistratura. E se non abbiamo chiarito questa cosa oggi, lo faremo al processo”.
Le accuse
Paolo Gianlorenzo risponde di:
tentata estorsione per le “macchine del fango” a Francesco Battistoni, Roberto Angelucci e Piero Camilli e le minacce di licenziamento ai collaboratori del giornale;
corruzione per l’accordo con l’assessora, pubblicità-macchina del fango contro Francesco Battistoni;
minacce a un collaboratore;
detenzione di arma per il tirapugni in redazione;
appropriazione indebita per i 5mila euro della cooperativa editoriale, per pagare spese legali;
tentata concussione e rivelazione di segreti d’ufficio per la vicenda del notaio Fortini;
sostituzione di persona per aver usato un prestanome dell’ex senatore Ciarrapico, durante una telefonata;
Angela Birindelli di:
tentata estorsione e corruzione per la macchina del fango a Francesco Battistoni;
tentata concussione e abuso d’ufficio per la “cacciata” di Stefano Bizzarri;
peculato per la macchina di servizio usata per ragioni private;
abuso d’ufficio e tentata concussione per i presunti tentativi di pilotare l’allestimento dello stand Lazio al Vinitaly;
Viviana Tartaglini risponde di:
tentata estorsione per le minacce di licenziamento ai collaboratori del giornale;
appropriazione indebita per i 5mila euro della cooperativa editoriale, per pagare spese legali;
Luciano Rossini risponde di:
tentata concussione e rivelazione di segreti d’ufficio per la vicenda del notaio Fortini; in qualità di funzionario dell’Agenzia delle entrate avrebbe detto a Gianlorenzo di un imminente controllo sulla categoria dei notai. Informazione che, per l’accusa, è stata usata come strumento di pressione dal giornalista e dal funzionario, per ottenere vantaggi patrimoniali personali
Sara Bracoloni risponde di:
rivelazione di segreti d’ufficio per aver rivelato a Gianlorenzo informazioni sul rapporto di lavoro della figlia di un giudice;
Erder Mazzocchi risponde di:
tentata concussione, concussione e abuso d’ufficio per la “cacciata” di Stefano Bizzarri;
soppressione di atti;
Roberto Ottaviani e Giuseppe Fiaschetti rispondono di:
abuso d’ufficio e tentata concussione in relazione alla vicenda Vinitaly.
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