Viterbo - Stefano Anastasia definisce "benvenuta" la decisione della procura generale di avocare a sé il fascicolo sulla morte del giovane detenuto a Mammagialla

Il Garante dei diritti dei detenuti: “Non restino ombre sulla morte di Hassan Sharaf”

Hassan Ramadan Mukhaymar Sharaf

Viterbo – “La decisione della Procura generale di avocare il procedimento per la morte di Sharaf Hassan è il segno di una volontà di non lasciare dubbi intorno alle sue cause e dunque è benvenuta”. Così Stefano Anastasia, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, commenta il passaggio alla procura generale del fascicolo sulla morte del 21enne egiziano morto il 30 luglio 2018, in seguito a un tentativo di impiccagione in una cella d’isolamento del carcere di Mammagialla, a Viterbo.

“Se un ragazzo di ventun anni, che avrebbe dovuto essere in un istituto penale per minori, muore in una cella di isolamento di un carcere per adulti dopo aver denunciato, tramite il Garante, maltrattamenti ai suoi danni, qualcosa non ha funzionato ed è importante che la magistratura non lasci ombre su quanto è accaduto” dice Anastasia.

Secondo il garante, la decisione di spostare al 2024 l’udienza che avrebbe dovuto valutare se riaprire l’inchiesta o meno era una “bancarotta, se non dell’intero sistema della giustizia, quanto meno del tribunale di Viterbo”. Adesso, però, il processo è passato a Roma e Anastasia definisce “benvenuta” questa decisione della procura generale.