Tragedia a Mammagialla - Sono accusati di avere percosso Hassan Sharaf poco prima che si impiccasse mentre era in isolamento
di Silvana Cortignani
Viterbo – Morte di Hassan Sharaf, a processo due poliziotti della penitenziaria che lo avrebbero percosso poco prima che tentasse di togliersi la vita. E’ il 21enne egiziano detenuto a Mammagialla trovato impiccato in cella d’isolamento il 23 luglio 2018 e morto a Belcolle dopo una settimana di agonia. I familiari si sono opposti alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta per istigazione al suicidio. Gli agenti sono imputati di abuso aggravato dei mezzi di correzione in concorso.
Il 23 luglio di tre anni fa, il giovane, mentre si trovava in cella d’isolamento, prima di togliersi la vita, sarebbe stato schiaffeggiato da due poliziotti, un 49enne d’origine campana e un 51enne della provincia di Viterbo, indagati dal pubblico ministero Franco Pacifici, che nel giugno 2019 ne ha chiesto il rinvio a giudizio, per abuso dei mezzi di correzione aggravato dall’abuso di potere.
Il processo ai due agenti prenderà il via lunedì davanti al giudice Elisabetta Massini. Sul caso era stato aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio, contro la cui archiviazione si oppone la famiglia.

Hassan Sharaf
Chi era la vittima
Vittima il detenuto egiziano, morto in ospedale a 21 anni, un settimana dopo essersi impiccato in una cella d’isolamento del carcere di Mammagialla, all’interno della quale si trovava da appena due ore e dove poco prima della tragedia sarebbe stato schiaffeggiato con talmente tanta violenza da un agente della penitenziaria da sbattere la testa contro il muro.
Contro gli imputati sono pronti a costituirsi parte civile i familiari di Sharaf, assistiti dagli avvocati Giacomo Barelli e Michele Andreano.
Tre anni fa la tragedia
Era il 23 luglio 2018, quando Hassan fu ritrovato impiccato con delle lenzuola nel carcere di Viterbo. E’ morto il 30 luglio nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Belcolle, dopo una settimana di agonia, per sette giorni in coma in seguito al tentativo di suicidio. Il 9 settembre, nemmeno due mesi dopo, sarebbe tornato in libertà.
In isolamento avrebbe dovuto scontare una sanzione disciplinare per un fatto risalente al precedente mese di marzo.
L’inchiesta per istigazione al suicidio
Una vicenda diventata un caso giudiziario, rimbalzato sulle cronache nazionali ed estere com l’apertura dell’inchiesta per istigazione al suicidio, contro la cui archiviazione il prossimo 27 gennaio sarà discussa davanti al gip l’opposizione della famiglia. Un’udienza anticipata al 2022 dopo lo scalpore suscitato dalla fissazione al 7 marzo 2024.
Abuso di mezzi di correzione e di potere
Il 23 luglio di tre anni fa, il giovane, mentre si trovava in cella d’isolamento, prima di togliersi la vita, sarebbe stato schiaffeggiato da due poliziotti, un 49enne d’origine campana e un 51enne della provincia di Viterbo, indagati dal pubblico ministero Franco Pacifici, che nel giugno 2019 ne ha chiesto il rinvio a giudizio, per abuso dei mezzi di correzione aggravato dall’abuso di potere.
Avrebbe dovuto stare in un carcere minorile
Qualche tempo prima Sharaf, detenuto per cumuli di pena relativi a piccoli reati che avrebbe dovuto scontare in un carcere minorile, al garante Stefano Anastasia, che ha presentato immediatamente un esposto, avrebbe dichiarato durante una visita di aver paura di morire, mentre all’avvocato Simona Filippi avrebbe raccontato di essere stato picchiato dalle guardie penitenziarie, mostrando segni di percosse in diversi punti del corpo.

Il caso Hassan Sharaf sulla stampa egiziana
L’accusa
“Nelle funzioni di appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Viterbo – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari inviato agli imputati – il 49enne agendo materialmente e, segnatamente, percuotendo con uno schiaffo il detenuto Hassan Sharaf con violenza tale da darlo urtare con la testa contro la parete della cella ove era detenuto in regime di isolamento e il 51enne, quale superiore gerarchico, nell’omettere qualsiasi azione per evitare che l’agente colpisse, alla sua presenza, il detenuto ed omettendo di relazionare sulla vicenda alla quale aveva assistito, abusavano dei mezzi di cotrezione in danno di Sharaf Hassan a loro affidato per ragione di custodia, con l’aggravante di aver agito con abuso di potere”.
Silvana Cortignani
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