Viterbo – We Shall Overcome. E certo! Ce la faremo. Usciamo da un annus horribilis. Ma anche un anno che ci ha fatto vedere chi siamo. Tra mille contraddizioni.
E’ stato un annus horribilis, ma certamente non inutile. Ha messo in mostra tutte le nostre fragilità di specie che si credeva al riparo dalla forza della natura. Ma è bastato un piccolo frammento di vita, un virus, per mettere in discussione tutto. Per creare dolore per le persone morte. Preoccupazione per la situazione economica. Barriere infinite di spazio che ci dividono dai nostri affetti e frammentano le relazioni più autentiche. E’ bastato un confine inventato tra nazioni, un confine tra regioni, tra comuni per mettere fuori gioco i nostri affetti. I nostri abbracci.
Nessuno lo poteva immaginare.
We Shall Overcome. E certo! Ce la faremo. Ma ormai è a tutti chiaro che non si tornerà alla normalità. Ci dovremo invece inventare, con tutta la fantasia di cui disponiamo, una nuova normalità. Una nuova politica, una nuova economia, una nuova socialità, una nuova affettività.
Il virus ci ha imposto un’accelerazione feroce e imprevista. Le tecnologie che usavamo a ritmo ridotto, ora le usiamo non solo per lavorare, ma per cenare con i nostri cari, con i nostri figli all’estero. L’economia è stata del tutto scaraventata a terra. E anche in questo dobbiamo capire che o si cambia tutto o non se ne vien fuori. Ogni persona che lavora, ogni imprenditore dovrà ricreare la propria prassi, la propria attività.
Questo sempre nella certezza che nulla potrà tornare come prima.
Ma l’aspetto più difficile da reinventare sarà quello delle pratiche sociali e degli algoritmi della politica. Il vivere insieme.
Il presidente della repubblica Mattarella non la poteva dire meglio ieri sera: “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”. Una nuova stagione e non un ritorno. Appunto.
Insomma quella del virus è una sfida. Una sfida alla nostra ragione. Alla nostra razionalità, al nostro cuore. E’ una sfida al nostro essere illuministi, a me piace dirla così.
Questo anno, dal quale ci porteremo dietro tante immagini e sentimenti terribili, ci ha fatto però anche vedere delle cose straordinarie. Le voglio ricordare tutte con una immagine.
Eravamo in lockdown pesante, rinchiusi tutti dentro casa, e quella straordinaria donna e artista che è Joan Baez dedica al nostro paese “Un mondo d’amore”. Una canzone che rese celebre Gianni Morandi negli anni ’60 e che cantò lei stessa più volte e di recente, si fa per dire, nel 2008 in Italia.
Il messaggio che Joan Baez ci mandò, in uno stentato e per questo dolcissimo italiano, fu da brividi: “Vedere gli italiani cantare dai balconi è stata una forte fonte d’ispirazione per tutto il mondo”.
Il testo della canzone scritto da Migliacci, Romitelli e Zambrini è un inno all’amore e alla fratellanza. Joan Baez è nota per il suo impegno per i diritti civili e nel movimento pacifista.
Joan Baez ci fece capire che non eravamo soli. Che siamo sempre il paese di Dante, Ariosto, Boccaccio e Petrarca. Di Michelangelo, Leonardo, Raffaello e Caravaggio. Di Vivaldi, Verdi e Rossini. Di Machiavelli, Guicciardini e Beccaria. Ma soprattutto di Galileo Galilei, Volta e Fermi. Ma anche Peano e Levi Civita, lasciatemelo dire. Di Lorenzo il Magnifico, Cavour e De Gasperi. E così via…
Insomma Joan Baez ci ha ricordato chi siamo e da dove veniamo. Ci ha ricordato che non siamo, se non lo vogliamo essere a tutti costi, la periferia del mondo. Ci ha ricordato, in un momento per noi drammatico, che il mondo da sempre ci guarda.
“La pandemia – ha spiegato ieri sera Mattarella – ci ha fatto riscoprire e comprendere quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. Come abbiamo veduto, la solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società”.
Per l’anno che verrà, che tra altro sarà il settimo centenario della morte dell’umanissimo e geniale Dante, come sempre ha detto il presidente della repubblica: “Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”. Come dire: Chi vuol intendere intenda.
“Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni. Ognuno faccia la propria parte”, ha sottolineato Mattarella.
Tutto sta cambiando. E qualcosa è già cambiato profondamente, basti pensare alla politica europea. E se vediamo allontanarsi la nostra carissima Londra, si inizia a capire che una Europa che non sia solidale e strutturalmente democratica non può esistere. Insomma i suoi meccanismi vanno evidentemente rivisti. Ma senza Europa non si va da nessuna parte e lo stiamo vedendo in queste ore. Al di là dei rigurgiti di stupidi egoismi nazionali. Non possiamo non capire che ormai i nostri figli sono europei e vivono in Europa.
Lasciatemi esternare infine un pensiero per tutti i collaboratori, gli amici e i lettori di Tusciaweb.
Il 2020 si chiude. E va detto che è stato in generale uno degli anni più difficili che abbiamo affrontato. Un anno che ci ha costretti a rivedere le nostre prassi di vita.
Al di là della pandemia, come Tusciaweb non possiamo non registrare una crescita di lettori, di contenuti, di prospettive. Un po’ in controtendenza con il mondo.
Non solo abbiamo resistito sul piano economico ma abbiamo ampliato l’organico dei collaboratori creando una piccola ma combattiva redazione nazionale.
Abbiamo dato vita a iniziative culturali significative come la mostra di Boccasile, il premio fotografico Pier Paolo Pasolini e la pubblicazione di un libro di articoli di Tusciaweb. Stiamo creando una casa editrice, lavorando su tre libri.
Il primo libro della collana Reprint è in fase avanzata elaborazione. Il secondo, un istant book, è anche esso a buon punto.
Ma il dato più importante per un giornale rimane l’affetto dei lettori e il numero di lettori, che per noi si aggira intorno ai centomila al giorno. Un dato che ci permette di avere risorse per i nostri progetti. Non è un caso che non abbiamo diminuito l’organico. Questo grazie anche al lavoro dei nostri pubblicitari, di chi si occupa di amministrazione, dei nostri tecnici. Perché un giornale è una impresa complessa.
Un grazie a tutti per l’impegno e la dedizione con cui ognuno ha svolto il suo ruolo. Siamo consapevoli che solo grazie al nostro lavoro riusciamo a dar vita alle nostre iniziative culturali. E questo ci deve spingere a continuare a lavorare con consueta acribia e tenacia.
Un grazie ai lettori che, cosa particolarissima del nostro giornale, sono carne e sangue di un medium come il nostro e giorno dopo giorno, con le varie rubriche e con i loro interventi, creano una parte essenziale del nostro quotidiano. Con un attaccamento alla testata raro nel panorama editoriale nazionale.
Un augurio e un abbraccio a distanza a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici. Consapevoli tutti di attraversare una fase epocale senza precedenti.
E certo! Ce la faremo. We Shall Overcome.
Carlo Galeotti
Quattro piccoli regali per un primo dell’anno denso di speranza. We Shall Overcome, l’inno del movimento per i diritti civili negli Usa e nel mondo, cantato da una Joan Baez giovanissima, dalla voce poderosa della Regina del Gospel Mahalia Jackson, dal folk-singer Peter Seeger e dal grande Louis Armstrong. Quattro incredibili interpretazioni di un canto che è il presente e il futuro del mondo. È l’anima del mondo. E così abbiamo fatto contento anche il vecchio Hegel. Insomma siamo veramente buoni…