Operazione Genio e sregolatezza - Sette indagati per l'inutile marciapiede rosso
di Stefania Moretti
 Il cartello dell’appalto della pista pedonabile |
 La pista pedonabile |
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– Chi si rivede.
La pista pedonabile di strada Bagni fa capolino tra le carte dell’inchiesta sugli appalti truccati. Lavori di recupero e messa in sicurezza dell’antico tracciato della via Francigena. Dal nome non sembra, ma è lei.
La sottile linea rossa che va dalla rotatoria di valle Faul alle terme è tra le 26 presunte gare truccate dell’indagine Genio e sregolatezza.
Tusciaweb se ne occupò fin dal 2010. La pista era nuova di zecca. Ma che pista era? Boh. Ciclabile no davvero. “Pedonabile”, come spiegò poi il comune. Ma quale fosse l’utilità di quella lunga striscia fiammante, costata 575mila euro ai contribuenti, non si è mai saputo. I viterbesi hanno preso atto di quel nuovo, rosso e superfluo marciapiede e sono andati avanti.
Al di là dell’utilità, il problema, adesso, è un altro. Sette persone – delle 63 finite sotto inchiesta – sono indagate per quell’appalto dal nome così poco appropriato. L’ipotesi è turbativa d’asta. I chiamati in causa sono gli imprenditori Angelo Anselmi, Stefano Nicolai, Roberto Tomassetti e Daniela Chiavarino, l’allora assessore Fabrizio Purchiaroni, il funzionario comunale Ferdinando Contessa e l’architetto Gianni Cardarelli.
I pm Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci ipotizzano che sia stato fatto in modo di “rendere certa l’aggiudicazione in favore dell’Anselmi”, uno dei 12 arrestati del blitz Genio e sregolatezza.
Nel cartellone con i dettagli del progetto, esposto due anni fa durante i lavori, la ditta Anselmi figura come subappaltatrice. Ma non doveva andare così.
Stando alle indagini, l’accordo iniziale era che fosse Anselmi ad aggiudicarsi l’appalto, ma l’entrata in scena di un noto imprenditore locale, non indagato in questo procedimento, scompaginò i piani. La sua azienda, che non era tra quelle inizialmente partecipanti, decise inaspettatamente di presentare un’offerta, con un cambiamento imprevisto del risultato finale.
L’appalto fu vinto da Stefano Nicolai, titolare dell’omonima impresa edile, finito anche lui in arresto insieme agli altri imprenditori invitati a presentare offerte: il viterbese Tomassetti e Daniela Chiavarino, di Celleno. A quel punto, Anselmi dovette ripiegare sul subappalto.
Per gli inquirenti fu Contessa, sollecitato da Cardarelli e Purchiaroni, a rivelare ad Anselmi i nomi delle aziende partecipanti alla gara, lasciando all’imprenditore ampi margini di accordo con i colleghi. Come infatti sarebbe successo, malgrado l’imprevista vincita della gara da parte di Nicolai.
Non bastava, quindi, che la lunga striscia rossa fosse inutile. Adesso è anche oggetto di una inchiesta.
Vale la pena ricordare i numeri. Base d’asta: 362mila euro. Importo del progetto: 575mila euro. Ribasso: 4,687%.
Stefania Moretti
28 ottobre, 2012Genio e sregolatezza - L'inchiesta ... Gli articoli
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