Canino – L’ufficio postale di viale Giuseppe Garibaldi – Nel riquadro il direttore Massimiliano Ciocia
Canino – Rapina alle poste di Canino, sarà sottoposto a perizia psichiatrica Bruno Laezza.
Si è scoperto, nel frattempo, che agli atti del processo ci sono anche dei messaggi WhatsApp scambiati dai banditi due giorni prima del colpo, il 25 e il 26 novembre 2020. Messaggi considerati utili dalla difesa che ne ha chiesto l’acquisizione, scoprendo durante l’udienza di ammissione prove che erano già nel fascicolo del pubblico ministero Eliana Dolce.
Bruno Laezza è il 37enne viterbese ai domiciliari dal 25 gennaio 2021, unico dei sei banditi complici del direttore Massimiliano Ciocia che abbia scelto di rischiare una condanna piena per concorso in rapina aggravata, procedendo con il rito ordinario davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini invece di optare, come gli altri, per uno dei riti alternativi che prevedono lo sconto di un terzo della pena. Lui ha fatto da palo, come Roberto Gallo,che la settimana scorsa è stato condannato a 4 anni con lo sconto di un terzo dell’abbreviato, a fronte di una richiesta di 6 anni da parte dell’accusa.
Durante l’udienza di ieri, alla quale l’imputato era presente, contro di lui si sono costituite parte civile Poste Italiane, mentre il difensore Enrico Zibellini ha chiesto una perizia psichiatrica. Richiesta accolta dal collegio, che il prossimo 16 febbraio nominerà un consulente super partes.
L’avvocato Enrico Zibellini
La perizia psichiatrica dovrà dire se Laezza fosse in grado di intendere e di volere quando, il 28 novembre dell’anno scorso, ha preso parte al colpo a Canino.
Lui ha partecipato nelle vesti di palo, aspettando con Roberto Gallo – sotto gli occhi delle telecamere della videsorveglianza, a bordo della Lancia Ypsilon rossa usata per il colpo – il “rapinatore solitario” Riccardo Carloni Modesti, in fuga dall’ufficio postale con un bottino di 45mila euro, circa mille dei quali trovati poco dopo dalla stradale sulla vettura diretta al mare passando per la Castrense.
Venerdì 5 novembre è stato il giorno della sentenza per il direttore Massimiliano Ciocia e i complici pianificatori Daniele Casertano, Domenico Palermo e Christian Lanari, arrestati l’8 dicembre 2020 dai carabinieri e tuttora agli arresti domiciliari, nonché per l’esecutore materiale Riccardo Carloni Modesti e l’altro palo Roberto Gallo, arrestati un mese e mezzo dopo.
Massimiliano Ciocia è stato condannato a 4 anni e 8 mesi, Daniele Casertano a 5 anni e 8 mesi, Domenico Palermo a 5 anni e 8 mesi, Christian Lanari a 5 anni, Riccardo Carloni Modesti a 5 anni e Roberto Gallo a 4 anni. Più una provvisionale di 40mila euro a Poste Italiane, parte civile nel processo.
Il pubblico ministero Franco Pacifici aveva chiesto, con lo sconto di un terzo della pena del rito, 6 anni di reclusione per il direttore Massimiliano Ciocia e Roberto Gallo, uno dei due pali che hanno accompagnato sul posto il “rapinatore solitario”. Aveva invece chiesto che venissero condannati a 8 anni di reclusione ciascuno l’esecutore materiale Riccardo Carloni Modesti e i tre complici del direttore nella pianificazione del colpo, ovvero Daniele Casertano, Domenico Palermo e Christian Lanari.
Il processo a Laezza entrerà nel vivo il 16 febbraio quando, oltre alla nomina dello psichiatra, saranno anche sentiti i primi due testimoni dell’accusa. Si proseguirà il 20 aprile, l’11 maggio, il 18 maggio, il 25 maggio e il primo giugno quando, dopo un calendario fitto di sei udienze in quattro mesi, il collegio conta di giungere alla sentenza.
Silvana Cortignani
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